Cerchiamo di riassumere le vicende collegate alla sanità e alla legge di stabilità e di fare il punto sui problemi:
1) rispetto al pericolo di una controriforma del sistema pubblico (nota al Def) la legge di stabilità lascia decadere la proposta della selettività, della restrizione delle tutele e degli indigenti come unici fruitori. Questo è allo stato attuale un risultato politico non da poco;
2) rispetto alle indicazioni del Parlamento nei confronti del governo, la legge di stabilità rinuncia ai tagli lineari che si erano prefigurati per la sanità, ribadisce la strada aperta da Monti della spending review, quindi sposta i problemi del risparmio e della riduzione della spesa al «patto per la salute» cioè all’intesa tra Governo e Regioni. Anche questo è un risultato politico non da poco anche se non privo di insidie dal momento che cambia la modalità ma non lo scopo,cioè ad un modo lineare di ridurre la spesa sanitaria,subentra un modo analitico di ridimensionarla. Nulla da dire se la revisione della spesa non intacca i diritti ma solo le diseconomie, le corruzioni il malaffare e le disfunzioni;
3) rispetto allo scontro politico sulla sanità prevale quello tra poteri istituzionali quindi tra Regioni e Governo. Vincono le Regioni preoccupate che i tagli non le obbligassero al disavanzo condannandole ai piani di rientro e al commissariamento. Quindi alla perdita dei poteri. Le Regioni, abbiamo visto, per restare in sella sono disposte anche a svendere i diritti della gente e in ogni caso esse rappresentano certamente non la linea riformatrice virtuosa ma quella del rifinanziamento dello status quo.
Ciò detto veniamo ai dati. La quantificazione del fondo sanitario per il 2014 per la legge di stabilità resta comunque quella fissata dalla precedente legge cioè 107,9 miliardi. Quindi il fondo sanitario non è stato aumentato come richiesto dalle Regioni che chiedevano 109,9 miliardi (2 miliardi in più corrispondenti alla cancellazione dei ticket previsti a suo tempo dal governo Berlusconi). Al di la delle chiacchiere della ministra della salute Lorenzin la sanità è sotto finanziata di almeno 2 mld. Non saranno tagli lineari ma ancora non si sa chi paga e come si paga il sotto finanziamento. Non escluderei che quei 2 mld buttati fuori dalla porta rientrassero dalla finestra sotto forma ancora di ticket o di minori tutele.
In sintesi il governo Letta ci ha provato a scippare risorse alla sanità ma di fronte ad un forte conflitto inter-istituzionale sostenuto in prima persona dal Pd, ha dovuto mollare la presa. Il risultato è che chiusa la parentesi del tentato scippo,la sanità torna ne più e ne meno al punto di partenza, cioè alle vecchie questioni irrisolte. Per ricordarne qualcuna: nuovi standard ospedalieri quindi taglio di altri 14mila letti per acuti, medicina territoriale, livelli essenziali di assistenza, sui quali si dovrà capire se aggiornarli o tagliarli, ticket quindi il sistema della compartecipazione alla spesa e delle esenzioni. Eppoi ancora il blocco del turn over,dei contratti,ecc ecc.
Che dire? Personalmente credo che sulla sanità, per quanto per ora si sia scongiurato tanto il pericolo della controriforma quanto quello dei tagli lineari, le questioni strategiche di fondo restano tutte. Anzi non mi meraviglierei che in seconda battuta, su iniziativa delle Regioni attraverso una intesa con il governo, a fronte di scarsi risultati di bonifica finanziaria, rispuntassero velleità contro riformatrici. Bisognerà vigilare e non distrarsi.