«Più ci snobbano, più cresciamo»: questo il minaccioso messaggio che un raggiante Bernd Lücke ha inviato ieri alla cancelliera Merkel. Il leader degli eurofobi di Alternative für Deutschland (AfD) è il vincitore morale delle elezioni di domenica in Brandeburgo e Turingia: il suo partito ha ottenuto risultati a doppia cifra (rispettivamente 12,2% e 10,6%), migliorando ulteriormente la già ottima performance di due settimane prima in Sassonia (9,7%). Per una forza che ha appena 19 mesi di vita si tratta di una tripletta formidabile, che mostra una crescita incessante dal debutto alle politiche di un anno fa, quando sfiorò il 5%.

A sentire l’economista ex democristiano Lücke non ci son più dubbi: la AfD non è un fuoco di paglia, ma un nuovo stabile protagonista della scena politica tedesca con cui tutti dovranno seriamente fare i conti.
La pensano allo stesso modo gli esponenti della corrente di destra del partito della cancelliera (il cosiddetto «Berliner Kreis, Circolo di Berlino»), che invitano Merkel a cambiare linea: la Cdu dovrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di collaborare con l’AfD, sostengono. La leader democristiana, invece, ha ribadito che non c’è nulla da modificare: nessun dialogo con gli anti-europeisti ultraconservatori, «la migliore risposta è il buon governo», e avanti nel rapporto preferenziale con i socialdemocratici della Spd. In effetti, la cancelliera può difendersi dalle critiche interne mostrando numeri tutt’altro che negativi in entrambi i Länder al voto: la Cdu può vantare un +2,3% in Turingia, dove è il primo partito con il 33,5%, e un +3,2% in Brandeburgo, dove ha purtroppo scavalcato la Linke come secondo partito (23% contro 18,6%) alle spalle della Spd saldamente in testa (31,9%).

E tuttavia, dietro l’ostentata sicurezza della leader, nel partito cresce la preoccupazione di trovarsi un forte concorrente a destra, in grado di pescare voti nello stesso bacino conservatore: un fatto politico nuovo nella storia della Repubblica federale.

A dire il vero, la AfD non conquista voti solo nell’elettorato più a destra, deluso dalla presunta «social-democratizzazione» della Cdu di Merkel. Le prime analisi dei flussi elettorali mostrano che anche molti sostenitori della Linke si sono fatti ammaliare dalle sirene degli anti-euro: il fenomeno salta agli occhi soprattutto nel Brandeburgo, dove il partito più a sinistra di Germania ha malauguratamente perso l’8,6%, e cioè quasi un elettore su tre. In Turingia la Linke, seconda forza dietro la Cdu, ha sì guadagnato lo 0,8% (raggiungendo un ragguardevole 28,2%), ma lo ha fatto grazie a un travaso di voti in uscita dalla Spd, che nella regione di Weimar ed Erfurt ha perso il 6%, precipitando al 12,4% (poco sopra gli anti-euro).

Per identificare quell’elettorato che dalla Linke si è spostato sulla AfD è stato già coniato il (brutto) neologismo Protestalgie: un misto, cioè, di protesta «anti-sistema» e di «Ostalgie», la nostalgia per la defunta Ddr in cui «si camminava sicuri per la strada».

La «sicurezza», materia di competenza dei Länder, è stato il tema principale agitato in campagna elettorale dalla AfD, che non ha esitato a fomentare paure nei confronti di inesistenti rischi di «invasioni» di migranti ovviamente dediti alla delinquenza. E nel farlo – con cinica sapienza e opportunismo- ha tessuto l’elogio della «ordinata» Germania est, sapendo che avrebbe fatto breccia in una parte considerevole della cittadinanza di quelle zone, quella più anziana e popolare, impoverita dall’austerità «interna». Le stesse persone alle quali si rivolgeva anche la neonazista Npd (che domenica ha raccolto poco o nulla), ma senza per fortuna riuscire a vincere la diffidenza che quel gruppo di nerboruti con la testa rasata suscita nella maggioranza dei tedeschi.

Rispetto alla Npd, quelli di Alternative sono più presentabili: un gruppo di docenti e liberi professionisti «perbene», eredi di fatto dei moribondi liberali della Fdp (al 2%). Pur essendo quelli che cantano vittoria, gli eurofobi e nazional-conservatori di AfD sono gli unici che con assoluta certezza resteranno fuori dalla formazione dei prossimi esecutivi regionali. In Brandeburgo la Spd vittoriosa può comodamente scegliere se continuare nel governo con la Linke o uniformarsi allo schema nazionale della grosse Koalition con la Cdu. In Turingia c’è da attendersi, invece, una fase lunga e complicata di trattative, perché tutto è (numericamente e politicamente) possibile: la coalizione uscente Cdu-Spd ha gli stessi seggi dell’ipotetica alleanza progressista Linke-Spd-Verdi. Il pallino è nelle mani dei socialdemocratici: governeranno in ogni caso, pur essendo in questo Land deboli come in nessun altro.