Troppo vicina ai dissidenti, troppo indipendente e persino troppo di sinistra: la candidata a sindaco del Movimento 5 Stelle a Genova, Marika Cassimatis, è stata esclusa d’ufficio, ad opera del leader e «garante» Beppe Grillo, dalla corsa elettorale. Martedì scorso Cassimatis, docente di scuole medie superiori, aveva vinto a sorpresa le «comunarie» superando per un pugno di voti il rivale Luca Pirondini, tenore considerato vicino ai vertici M5S. La sua vittoria era stata salutata da molti grillini non solo genovesi come la conferma della genuinità delle consultazioni online: l’aveva spuntata il candidato meno ortodosso, sconfiggendo il rivale gradito a Grillo e legato alla filiera della consigliera regionale Alice Salvatore.

Peccato che ieri il blog abbia annunciato la sua esclusione. Il diktat arriva sulla scorta di un articolo del regolamento pentastellato diramato e approvato da un plebiscito online qualche mese fa: «Il Garante si riserva il diritto di escludere dalla candidatura soggetti che non siano ritenuti in grado di rappresentare i valori del M5S» spiega il leader. Assieme alla candidatura di Cassimatis decade la lista. Il «Metodo Genova» doveva essere un modello da esportare in altri comuni, addirittura pareva destinato a regolare anche la scelta del candidato premier: al candidato sindaco prescelto dalla consueta votazione online è associata la squadra dei candidati in consiglio comunale. Un modo per evitare che (come in parte accade a Roma) i consiglieri facciano opposizione interna al sindaco eletto in nome dell’appartenenza ad una corrente avversa.

La guerra tra fazioni è una costante delle dispute locali tra pentastellati. Questa volta il caso è clamoroso, riapre la giostra delle epurazioni e dà la stura alle polemiche degli altri partiti contro il M5S: «Finalmente Grillo getta la maschera». Tuttavia, l’esperienza di questi anni dice che il pugno di ferro col quale viene gestito il Movimento non spaventa l’elettorato, anzi: agli occhi di molti certifica ulteriormente l’anomalia grillina. Grillo contesta alla candidata e ad alcuni della lista «comportamenti contrari ai principi del M5S», per aver «danneggiato l’immagine del M5S, dileggiando, attaccando e denigrando i portavoce e altri iscritti». Soprattutto, hanno la colpa di aver «condiviso pubblicamente i contenuti e la linea dei fuoriusciti dai 5 Stelle». Il riferimento è al capogruppo Paolo Putti, che a ottobre ha lasciato il M5S polemizzando con le scelte pro-Putin e pro-Trump di alcuni dei suoi esponenti di punta e portandosi dietro tre consiglieri comunali e uno regionale. In verità, quando Putti abbandonò Grillo Cassimatis reagì piuttosto freddamente. I vertici tuttavia ritengono che molti iscritti al blog legati a Putti abbiano condizionato le primarie online.

Ci sono poi le voci interne che considerano l’aspirante sindaca troppo «di sinistra» per la linea trasversale del M5S. «Sono semplicemente democratica, vicina ai territori e ai comitati – spiega lei – Il mio attivismo parte dal 2012 quando sono entrata nel Movimento. Mi sono battuta contro la Buona Scuola, il Terzo Valico ferroviario Genova-Milano, la Tav, la riforma costituzionale, la Gronda». Il mese scorso ha manifestato assieme agli antifascisti genovesi contro il convegno di Forza Nuova.

La decisione non prevede diritto d’appello. Grillo è netto nel dichiararla «irrevocabile». Ed è altrettanto duro quando ostenta la sua libertà di non provare le sue accuse: «Se qualcuno non capirà questa scelta, vi chiedo di fidarvi di me», dice. Federico Pizzarotti subito invitato la candidata esclusa a entrare nel suo progetto, che si sta configurando come una rete di liste civiche sul modello della sua «Effetto Parma».

Già ieri era possibile votare sul blog, e scegliere tra le due opzioni stabilite da Grillo e dallo staff della Casaleggio Associati: far subentrare Pirondini oppure decidere di non presentare alcuna candidatura a Genova. Potevano votare tutti gli iscritti, non solo i genovesi. Ha vinto la prima opzione, l’ha spuntata il candidato di Grillo.