Dopo un pomeriggio di scontri e trattative, all’interno e soprattutto all’esterno del consiglio dei ministri, con Salvini direttamente in campo per interloquire sia con Draghi che con Speranza, entrambi i principali contendenti cantano vittoria. Il ministro della Salute si affida a un comunicato ufficiale in cui esprime «soddisfazione per un dl che mette la tutela della salute al primo posto». La Lega preferisce far parlare le classiche e anonime “fonti” che sottolineano il ruolo del leader «che ha lavorato personalmente» per la mediazione raggiunta. La quale però somiglia come un goccia d’acqua al testo inizialmente bocciato dalla Lega. Conferma infatti la divisione dell’Italia solo in zone rosse e arancioni, escludendo le gialle, sino alla fine di aprile, fatta salva l’eventualità di deliberare in sede di cdm allentamenti delle misure a seconda dell’andamento dell’epidemia e del Piano vaccini. La soddisfazione di Speranza è certamente molto più giustificata di quella di Salvini che in ogni caso è stato attentissimo a non alzare troppo i toni per evitare che si potesse parlare di scontro all’interno della maggioranza e con Draghi.

IN MATTINATA SALVINI era sembrato pronto ad accettare la chiusura per tutto aprile decisa dal governo: «La linea di Draghi è giusta: se i numeri dicono rosso è rosso, se dicono giallo è giallo». Parole interpretate come disponibilità a sottoscrivere la formula scelta per il decreto legge che il cdm avrebbe discusso poche ore dopo, nel quale figurava solo una clausola vaga e non impegnativa a suggellare l’impegno di Draghi per un monitoraggio continuo, con possibilità di allentamenti: «In ragione dell’andamento dell’epidemia nonché dello stato d’attuazione del Piano vaccini sono possibili determinazioni in deroga e possono essere modificate le misure stabilite dal provvedimento». Cioè, per quanto riguarda le chiusure, l’esclusione delle zone con bar e ristoranti aperti a pranzo di qui al 30 aprile.

Salvini invece non si accontenta: «Non ci soddisfa. È una scelta politica e non scientifica. Dal 7 aprile si valuti su terapie intensive, contagi, Rt: chi è rosso è rosso e chi è bianco riapre». Per Speranza però l’automatismo è inaccettabile e alla fine è la sua linea a uscire confermata: «La Lega non vuole rendersi conto di cosa vuol dire il dilagare della variante inglese, nei confronti della quale la zona gialla si è dimostrata già inefficace».
La strategia del ministero, condivisa da Draghi, passa per l’eliminazione delle zone gialle per un mese, nel quale tentare di moltiplicare le vaccinazioni in misura tale da fare muro contro la variante inglese nella speranza, che per la Salute è ancora solo un auspicio, di poter allentare all’inizio di maggio. Per questo nei calcoli del governo l’avanzamento della vaccinazione è importante quanto l’auspicato arretramento dell’epidemia e forse anche di più.

NON CI SONO SOLO le chiusure nel decreto, anche se è solo su queste che si arriva al braccio di ferro. C’è la riapertura delle scuole: fino alla prima media inclusa nelle zone rosse, con incluse anche le altre due classi delle medie superiori in quelle arancioni. Stop al potere dei presidenti di Regione di chiudere gli istituti. Nelle superiori, in area arancio, si tornerà invece al sistema misto: didattica in presenza per il 50% degli studenti, estensibile sino a non oltre il 75%.

L’obiettivo conclamato è tornare alla piena didattica in presenza nell’ultimo scorcio di anno scolastico: un risultato più simbolico che altro ma si sa che i simboli hanno la loro enorme importanza.

Come previsto c’è lo scudo penale per i vaccinatori, purché «abbiano agito seguendo le procedure corrette» e c’è l’obbligo di vaccinazione non solo per il personale sanitario degli ospedali ma anche per farmacisti, studi professionali e per chiunque svolga attività nelle «strutture sanitarie o socio-sanitarie pubbliche e private». Chi dovesse rifiutare comunque il vaccino sarà adibito, se possibile, ad altre mansioni, anche di grado e retribuzione inferiore, che non prevedano contatto con il pubblico. In mancanza di posti del genere disponibili sarà invece sospeso, senza stipendio, sino alla fine dell’anno.

Tornano anche i concorsi pubblici in presenza, con circa 110mila posti in ballo. Per quelli che riguardano ruoli non dirigenziali le procedure saranno semplificate e ridotte a una prova scritta e una orale per la durata di non oltre un’ora, da svolgersi in sedi decentrate e solo previa certificazione del tampone eseguito 48 ore prima della prova.

Quello di ieri è stato il primo vero braccio di ferro all’interno della maggioranza e si è concluso con la retromarcia di una Lega che peraltro ha mostrato di non voler esasperare lo scontro. Ma con un ulteriore mese di chiusure il prossimo dl Sostegni dovrà essere molto sostanzioso e comunque non basterà per tutti. Il momento della verità per la tenuta della maggioranza sarà quello.