Una grande partecipazione popolare nonostante le polemiche e la rottura sfiorata alla vigilia delle consultazioni. Le primarie del centrosinistra pugliese hanno portato alle urne 140mila cittadini: il triplo rispetto alle primarie in Veneto. A vincere, come da pronostico, l’ex sindaco di Bari e segretario regionale del Pd Michele Emiliano (nella foto), che ha ottenuto il 57,18% delle preferenze, precedendo il senatore e candidato di Sel Dario Stefano (31,38%) e l’altro sfidante di area Pd Guglielmo Minervini (11,44%).

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I votanti di ieri hanno superato sia quelli delle prime primarie pugliesi, nel lontano 2005 (79 mila), che quelli delle più recenti parlamentarie (122 mila coloro che votarono per individuare i candidati di Pd e Sel alle ultime politiche) e delle elezioni per il segretario del Pd (123 mila) che portarono al successo Matteo Renzi nel 2012. In tempi di disaffezione dalla politica e di astensionismo di massa, sono numeri che hanno il loro peso. Certo, a voler fare le pulci sui numeri, c’è anche da dire che nel gennaio del 2010 furono ben 200mila i votanti alle primarie che premiarono Nichi Vendola candidato per il centrosinistra nelle elezioni che poi regalarono il secondo mandato all’attuale governatore della Puglia.

Ma passata la festa delle primarie (definita da tutto il centrosinistra pugliese «una straordinaria partecipazione popolare»), si è entrati subito in clima da campagna elettorale. Con il vincitore Emiliano pronto ad aprire la coalizione (dopo aver incassato l’ok dell’Udc nei giorni scorsi, motivo alla base dello scontro con Vendola) anche al Movimento 5 Stelle: «Quando chiedevo che il Pd desse la massima importanza al M5S sembravo un marziano. Di fronte a un fenomeno magmatico e in evoluzione come quel movimento, non era facile trovare una misura. Ma ora che sono candidato alle regionali, vorrei incontrarli subito per capire cosa hanno in mente per la mia regione e sull’Ilva».

Del resto, Emiliano (che ha reso «l’onore delle armi ai miei avversari, soprattutto a Minervini che ha lavorato quanto me e Dario mettendo a repentaglio anche la sua salute») sa molto bene che la tenuta del centrosinistra di qui alle elezioni della prossima primavera è tutt’altro che certa. Ecco perché dopo aver ricordato ancora una volta chi è dalla sua parte («abbiamo un accordo con tutte le liste civiche della Puglia che pur mantenendo la loro autonomia dialogano con il Pd dando risultati molto importanti»), porge l’ennesimo ramoscello d’ulivo al leader di Sel. «Continuiamo a sostenere il presidente Vendola come in questi dieci anni in un’attività difficilissima. Ci aspettiamo che lui continui ad essere il nostro riferimento e non sarà governatore-ombra», ha dichiarato Emiliano.

Ma il clima, nonostante la tregua siglata a poche ore dalle primarie, resta teso. Vendola, dopo aver riconosciuto la «parziale» vittoria di Emiliano che ora ha «la leadership del centrosinistra», fattore che deve «responsabilizzarlo molto», specifica che «in quel dato non c’è un plebiscito ma un’affermazione significativa». E soprattutto mette in guardia chi, a partire dallo stesso Emiliano, ha intenzione di allargare a dismisura le maglie del centrosinistra pugliese in vista delle regionali: «Comincia la partita perché il centrosinistra non venga inquinato: sarò leale fino in fondo – assicura l’attuale presidente della regione – ma i lupi mannari frequentino altre coalizioni».

Da oggi in poi l’impegno della coalizione, prosegue Vendola, dovrà essere quello di dimostrare di «non essere un sistema di potere come tutti gli altri, fatto di trame, intrallazzi e compromessi, ma un luogo di elaborazione di progetti di cambiamento, che dia speranza ai cittadini». Un monito, più che un consiglio. Anche perché l’obiettivo del centrosinistra dovrà essere quello «di battersi in Puglia e a Roma per difendere i pugliesi che sono a rischio anche per le scelte che il governo nazionale sta compiendo. Io sarò leale alla mia coalizione fino in fondo – conclude il governatore – a differenza di altri che non lo sono stati con me».