All’isola di Lipari, uno dei luoghi di «villeggiatura» forzata per migliaia di italiani sovversivi e ribelli, è dedicato il libro dello storico liparese Giuseppe La Greca «La lunga notte di Lipari. Anarchici e socialisti al confino coatto» (Edizioni del Centro Studi, Lipari 2010, pag. 192 con foto, euro 15), nel quale l’autore ricostruisce con passione le storie di anarchici e socialisti confinati nelle Eolie dalla monarchia sabauda.
L’isola, come altre del regno, fu destinata a colonia penale dal regime borbonico nel 1792 e vi furono relegati criminali comuni e «attendibili» politici, ovvero giacobini, liberali e carbonari. Con l’unità d’Italia continua a essere luogo di dolore, sofferenza e pena. Nel 1863 la legge Pica sulla repressione del brigantaggio istituisce il domicilio coatto, da assegnare «per un tempo non maggiore di un anno agli oziosi, ai vagabondi, alle persone sospette». L’art. 12 del regolamento attuativo dispone che il coatto rimane libero, ma è sottoposto al controllo della Pubblica Sicurezza. Nel 1864 l’on. Francesco Crispi – salvo cambiare idea qualche anno dopo – si oppone alla legge. Il domicilio coatto o confino è un provvedimento di polizia consistente nell’obbligo per le persone sospette ad abitare in un posto diverso dal proprio paese o città: è una misura di prevenzione; si viene allontanati dai propri amici o compagni, «isolati» in un posto lontano per impedire che si commettano reati. L’assegnazione al confino è un provvedimento più pesante dell’ammonizione, ma meno grave della carcerazione, in quanto consente al condannato di conservare, anche se in spazi limitati, la libertà personale. Lo scopo è quello di colpire l’associazione di individui ritenuti pericolosi per criminalità o per politica. Col passare degli anni i coatti aumentano: si passa dai 474 del 1871 ai 6.884 del 1884 e con la repressione attuata da Crispi la penisola diventa un immenso carcere, con migliaia di persone costrette a morire di fame e d’inedia.
Il volume ci offre tante storie esemplari e inedite di anarchici e socialisti condannati al domicilio coatto, soffermandosi anche sulla battaglia combattuta da alcune testate e in parlamento, insieme alle notizie relative a iniziative, partite proprio da Lipari, per l’abolizione di questa odiosa misura.
Al domicilio coatto di Lipari finirono Ettore Croce, studente abruzzese arrestato il giorno della morte di suo padre e il livornese Amedeo Boschi, il più giovane tra i confinati. Croce nel 1899, mentre sconta l’assegnazione al domicilio coatto, con l’editore Lambertini di Imola pure confinato a Lipari, pubblica – con un grande atto di coraggio politico e civile – proprio a Lipari un libro di denuncia dell’infamia del domicilio coatto, scagliandosi contro l’Italia forcaiola, che fece scalpore e contribuì all’abolizione del domicilio coatto, poi ripristinato dal fascismo come confino. Anche il vecchio Amedeo Boschi, caduto il fascismo, ricorda in un suo libro gli anni del domicilio coatto. Accanto a queste due testimonianze, La Greca riporta brani di viaggiatori e scrittrici dell’800 che si sono occupati della lunga notte del confino nell’isola di Lipari.