La masseria Zaccaria rasa al suolo, il villaggio baronale del Settecento ridotto in macerie. È successo a Giugliano, in provincia di Napoli. Al suo posto è previsto un complesso immobiliare di 48 appartamenti, solare termico, colonnine per auto elettriche, piscina condominiale, custode e videosorveglianza. Le ruspe stanno cancellando identità e storia. In origine era una villa rustica di epoca romana (parte dell’antica Liternum), luogo di produzione della Campania Felix ma anche presidio del territorio. Su questo insediamento, in epoca medievale, è poi cresciuto il primo nucleo del palazzo baronale con il pozzo, le case a corte e quindi la chiesa di San Francesco tardo barocca, su un impianto cinquecentesco.

Le foto della demolizione hanno fatto il giro della rete, una segnalazione è arrivata alla Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio dell’area metropolitana di Napoli: «Non ne eravamo a conoscenza – ha spiegato ieri la funzionaria della sezione Tutela archeologica, Simona Formola -. La masseria non aveva vincolo archeologico ed era fuori dal vincolo paesaggistico per questo non sapevamo dell’intervento». A chiedere il vincolo è la soprintendenza ma su input del comune o di privati: «Dopo le ruspe la struttura del Settecento è persa – prosegue Formola – ma ci siamo attivati per un sopralluogo in modo da verificare se si conserva qualcosa di più antico, se le ruspe non hanno irrimediabilmente demolito tutto. Se gli interventi li fa un privato sta al buon senso del privato chiamarci. Quando si trovano evidenze archeologiche bisogna contattarci, ma qui non sappiamo se ci sono o se le hanno riconosciute».

L’unico che sa esattamente il valore del luogo è il comune (il sindaco è stato sfiduciato a febbraio): «Si tratta di una masseria censita nel Documento di orientamento strategico dell’amministrazione di Giugliano – conclude -, le viene anche data un’attenzione particolare perché tra le più antiche, parte dell’identità e della memoria storica. Poi però non hanno fermato la demolizione». Il Dos elenca tutte le masserie e specifica: «Patrimonio storico, sociale ed economico che è necessario riscoprire».

Il complesso immobiliare è stato sviluppato da Open Project, una srl del territorio: si tratta del «recupero abitativo di volumi fatiscenti grazie all’applicazione del Piano casa legge regionale 19/09» cioè demolizione di volumi esistenti e «la realizzazione di nuovi edifici moderni e l’ampliamento del 35% del volume preesistente».

Cosa significa lo spiega Carlo Iannello, docente universitario di Diritto dell’Ambiente: «Il Piano casa prevede la possibilità, al di fuori delle zone che i comuni salvaguardano con un atto esplicito o delle zone con vincolo assoluto, di portare avanti “piani di rigenerazione urbana” ossia abbatti e ricostruisci ma quando ricostruisci puoi non solo aumentare le cubature ma anche cambiare le destinazioni d’uso così si stravolgono gli standard urbanistici misurati sulla densità abitativa precedente». Quella che doveva essere una norma eccezionale e transitoria, il Piano casa, viene adesso assunta nella legge urbanistica regionale che la giunta campana vorrebbe approvare entro la fine del mese, moltiplicando così all’infinito la possibilità di altri casi come questo. «Quello che è successo a Giugliano con la distruzione del patrimonio culturale – prosegue Iannello – dimostra che c’è assoluta necessità di realizzare il Piano paesaggistico campano e non la legge urbanistica in discussione in consiglio regionale».

Il Piano paesaggistico è previsto dal Codice dei Beni culturali del 2004 e in Campania ancora non c’è. Va approvato d’intesa tra ministero e regione: «Il Piano paesaggistico prevede la ricognizione di tutto il territorio regionale – sottolinea Iannello – così la masseria Zaccaria sarebbe probabilmente rientrata nella tutela. La legge urbanistica voluta dall’assessore Bruno Discepolo prevede all’articolo 13 l’approvazione del piano per stralci, cioè per macro aree, ma il ministero ha già detto che è un metodo sbagliato. Si rischia l’incostituzionalità perché non rispetta il Codice dei Beni culturali».