Il sindaco di Roma Ignazio Marino ha scelto di reagire con la linea dura, e sul caso dei vigili urbani assenti a Capodanno ieri ha detto che non esclude i licenziamenti: «Non lo escludo – ha risposto a una domanda di Rainews 24 – Certamente però in questo momento non posso fare un’affermazione di questo tipo perché bisogna con severità, ma non con astio e risentimento, controllare esattamente quello che è accaduto».

Niente astio e risentimento: quello che si è diffuso come una valanga nei media e sui social network non appena si è saputo che l’83,5% dei vigili si era assentato presentando certificati di malattia, donazione del sangue, legge 104 sui disabili, e proprio nella notte di San Silvestro. Ma neanche, come è prevedibile, al Campidoglio si pensa di essere permissivi. Appunto «severità», dopo che si saranno accertati i fatti. Perché i fari sono puntati non solo sul pubblico impiego – straordinario assist, il boom di assenze, per la “seconda puntata” del Jobs Act renziano – ma in modo speciale sul primo cittadino di Roma, che dopo la bufera di mafia capitale non può permettersi passi falsi.

Il sindaco non si è fermato qui: ha commentato con ulteriori parole di riprovazione quanto avvenuto, e poi ha annunciato che, comunque, chi lavora bene verrà premiato («secondo il principio della meritocrazia, condiviso anche dal governo», ha specificato), e che in ogni caso non si fermeranno i nuovi concorsi per i vigili urbani.

Marino ha parlato di una «epidemia improbabile»: «Con una percentuale che si avvicina al 90% credo sia difficile immaginare che sia casuale – ha detto il sindaco – O c’è un’epidemia di cui le autorità sanitarie italiane non sono ancora a conoscenza, e mi sembra assai improbabile, oppure è stata un protesta organizzata e un’azione negativa nei confronti della città. Credo che questo umili il corpo della polizia locale, l’amministrazione e faccia fare una brutta figura alle tante persone che in Campidoglio ogni giorno si impegnano».

Il salario accessorio

Il sindaco ha poi risposto alla domanda sulla possibilità che l’azione collettiva dei vigili possa essere stata una reazione a una riforma non condivisa del salario accessorio, nodo su cui non solo i controllori del traffico, ma tutti i dipendenti comunali romani hanno lungamente lottato nei mesi scorsi: secondo i vigili, il nuovo contratto decentrato imposto dal Comune (i sindacati l’estate scorsa non hanno voluto firmare), farebbe perdere dai 100 ai 400 e fino a 500 euro su salari di 1200-1600 euro. La loro risposta sarebbe stata quindi quella di non prestarsi agli straordinari, presentando poi i certificati medici quando per contro-reazione Comune e prefettura hanno cominciato a precettare a raffica.

Ecco la replica di Marino:«Certamente è stato molto più gradito il fatto che dal 2008 al 2013, nonostante il ministero dell’Economia avesse segnalato per iscritto che alcune delle indennità fossero illegittime, la giunta Alemanno non fece alcuna azione. Io iniziai ad agire subito: aprimmo una discussione con i sindacati che durò dalla primavera all’estate del 2014 e siccome i sindacati decisero di non firmare un contratto che non è punitivo e non diminuisce i salari – semplicemente lega il salario accessorio a una migliore qualità del servizio: uffici aperti al pubblico tutti i giorni e in orari tali che una persona che vuole rifare la propria carta di identità non debba prendersi un giorno di ferie». «Credo questo sia un diritto dei cittadini che pagano il servizio pubblico», ha concluso.

Gli ispettori di Madia

Intanto si è saputo che il comando dei vigili urbani di Roma ha preso contatto con il ministero della Pubblica amministrazione, guidato da Marianna Madia, per concordare una serie di ispezioni sul caso: gli ispettori sono attesi nei prossimi giorni, forse già domani. Il Comune vuole sposare in pieno la linea di severità invocata da Renzi e dal ministero, per non restare indietro.

I sindacati continuano a chiedere che «non si apra la caccia alle streghe», nonostante tutti – anche Cisl e Uil – ieri si siano allineati sulla linea sposata immediatamente dalla Cgil, ovvero la condanna «senza se e senza ma» di chiunque abbia abusato di strumenti come i certificati medici. «Nessuna difesa a prescindere. Si facciano le verifiche e in base alle regole esistenti, si applichino le sanzioni per chi si fosse comportato in maniera scorretta», afferma la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan.

E a proposito del tweet del premier Renzi sulla necessità di accelerare la riforma del pubblico impiego, Furlan dice di non vedere la necessità di nuove leggi. «Ci sono già regole chiare in materia e i dirigenti pubblici hanno a disposizione le armi per sanzionare i comportamenti scorretti. E per evitare che si verifichino disagi ai cittadini».

Prende le distanze dagli abusi anche Carmelo Barbagallo, leader della Uil: «Se qualcuno ha pensato che il ricorso ai certificati medici sia una nuova forma di lotta, non siamo d’accordo: gli abusi vanno perseguiti». «Detto ciò – aggiunge – temiamo che la gestione amministrativa e politica del Comune di Roma sia in stato confusionale: e lì ci vogliono scelte politiche».

Come dire, i sindacati non ci stanno a prenderle in nome dei vigili urbani e della loro “protesta estrema”: Ma non sarà facile, perché anche ieri il governo ha confermato di voler riformare il pubblico impiego, emendando in senso ancor più restrittivo il testo già in gestazione nel ministero Madia.