I Vigili del Fuoco non finiranno più sotto le strutture prefettizie, come avrebbe voluto la riforma preparata dal sottosegretario agli Interni Gianpiero Bocci e dal Capo dipartimento del Corpo nazionale, Bruno Frattasi. Dopo la denuncia del manifesto di due settimane fa, in cui veniva rilanciato l’allarme della Cgil, e la mobilitazione dello stesso sindacato, il ministro Marco Minniti ha avocato a sé la materia e ha riscritto la bozza del decreto di riordino insieme alle organizzazioni dei lavoratori.

Il testo originario della riforma, che avrebbe dovuto essere stato presentato l’8 febbraio come cosa già fatta, prevedeva la fine dell’attuale dualità di comando del Corpo nazionale – parte civile (un tecnico) e parte prefettizia – riservando lo scettro ai soli prefetti. Come primo punto, il ministero degli Interni ha tolto dal tavolo questa proposta, lasciando immutate le attuali gerarchie.

«Per noi questa era una questione fondamentale – spiega Danilo Zuliani, responsabile nazionale Vigili del Fuoco Fp Cgil – perché minacciavano di toglierci l’autonomia per passarci di fatto dal comparto civile a quello della sicurezza». Passaggio a cui erano contrarie anche le altre sigle – Cisl, Uil, Usb – e caldeggiato invece dal Conapo, sindacato autonomo ieri in piazza per rivendicare stipendi migliori e l’assorbimento dei pompieri nella polizia.

La nuova bozza, approntata in diverse riunioni ministero-sindacati – l’ultima lunedì scorso – è stata portata anche alla Funzione pubblica (titolare dei contratti dei Vigili del Fuoco) e verrà completata martedì prossimo. Il decreto legislativo – uno della serie Madia – dovrebbe quindi essere presentato ufficialmente il 28 febbraio.

Oltre alla marcia indietro sul comando ai prefetti, si è concordato il nuovo inquadramento dei 364 forestali confluiti nel Corpo nazionale (una piccola parte, mentre la maggioranza è entrata nei Carabinieri). Sono state regolate anche alcune questioni relative ai passaggi di qualifica. Da completare l’adattamento delle competenze alle più recenti norme di prevenzione incendi, mentre altri punti più specifici verranno discussi nella contrattazione decentrata tra il dipartimento e il sottosegretario con delega al settore.

Il nodo delle retribuzioni e degli organici è certamente, a questo punto, quello più spinoso. Zuliani, della Fp Cgil, spiega che «il governo si è impegnato a stanziare 83 milioni di euro quest’anno e altri 50 milioni nel 2018 per le indennità, e nello stesso tempo a stabilizzare gli 80 euro dal gennaio 2018. Intanto, dopo il buco di gennaio e febbraio, il bonus dovrebbe tornare già nella busta paga di marzo (con l’impegno anche a rifondere quanto perso nei primi due mesi del 2017). Ma soprattutto, la cifra verrà dotata di contributi e regolarmente tassata, in modo da diventare una voce strutturale dello stipendio.

«In questo modo – spiega il Vigile del Fuoco della Cgil – riduciamo la forbice salariale con gli agenti di polizia, pari a circa 200 euro medi mensili e con un massimo di 300. Ma lo facciamo valorizzando le nostre competenze, e non inseguendo le forze di sicurezza o peggio integrandoci con loro».

I vigili del fuoco in Italia sono circa 33 mila, le dotazioni di organico parlano di una necessità di almeno altri 3 mila addetti. Il governo si è impegnato a stanziare risorse per 1700 assunzioni, tornando a pescare nella graduatoria del concorso 2008, prorogata fino a dicembre 2017. Sarà un buon inizio, se si tradurrà in realtà.