Lo scorso 6 maggio l’agenzia France Presse riportava la notizia di un accordo tra il Vietnam e il Sudafrica per lo scambio di informazioni sulle attività e i nominativi dei cacciatori. Nelle intenzioni dei due governi, l’intesa serve a porre un freno al bracconaggio di rinoceronti nel Paese africano e al fenomeno delle licenze di caccia contraffatte o ottenute irregolarmente.

Seconda notizia, stesso tema. Sempre a maggio le dogane di Hanoi sequestravano due corni di rinoceronte, peso totale 7,8 chilogrammi, avvolti in fogli di carta argentata e nascosti nel bagaglio di un passeggero.

I corni sono diventati uno status symbol per la classe media vietnamita. Sono usati come afrodisiaco e ingrediente della medicina tradizionale perché ritenuti un toccasana per diversi disturbi e malattie, addirittura con proprietà anticangerogene. Di certo fanno bene alle tasche dei trafficanti. Al etto i corni di rinoceronte fruttano fino a 5mila dollari al mercato nero. Più dell’oro.

Dall’inizio dell’anno gli esemplari uccisi in Sudafrica sono stati oltre 270, un ritmo che fa presagire il rischio che quest’anno si possa abbatere il non invidiabile record dell’anno passato, quando i rinoceronti abbattuti furno 668. Una tendenza che ha visto un rapido incremento dal 2008.

Le pressioni su Hanoi si sono fatte più insistenti dal vertice della Convenzione sul commercio internazionale delle specie a rischio (CITES) ospitata lo scorso marzo a Bangkok. Il governo nega che il Paese sia di fatto il centro del mercato. Tuttavia ha rischiato di essere oggetto di sanzioni.

Do Quang Tung, vicedirettore di CITES Vietnam, e a capo della delegazione nella capitale tailandese, spiegava a marzo alla stampa che dal 2004 a oggi, sono state arrestate almeno 13 persone coinvolte nel traffico di corni, per una totale di150 chili.

Secondo i rapporti di organizzazioni internazionali come TRAFFIC a gestire il contrabbando sono gruppi criminali ben organizzati e ben finanziati. Tra il 2006 e il 2008 gli scandali legati al commercio di corni investirono anche tre diplomatici vietnamiti a Pretoria. Sette anni fa ci fu il primo caso. Due anni dopo un collega fu filmato mentre smerciava i corni fuori dai cancelli della missione diplomatica. Il terzo arresto seguì a stretto giro. La polizia scoprì 18 chili di corno nell’auto del diplomatico parcheggiata fuori da un casinò. Casi, spiegò il ministero degli Esteri, che danneggiarono l’immagine del Paese, costati ai responsabili misure disciplianri.