Il fipronil è un insetticida e un acaricida, sintetizzato dalla Rhône-Poulenc a metà degli anni 80 e messo sul mercato nel ’93. La marca più conosciuta sotto la quale viene commercializzato è la Regent. Nel 2013, l’unione europea ha decretato una moratoria sull’uso di fipronil in seguito a polemiche iniziate nel 2000 sui danni che arreca alle api (come il diserbante round-up). L’uso di fipronil è proibito per gli animali destinati al consumo, mentre è utilizzato per gli animali da compagnia, per liberarli dai parassiti. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità è «moderatamente tossico»: sia in caso di ingestione, che per contatto con la pelle. Ma può diventare molto tossico se inalato. Può causare danni neurologici, vomito, essere un pericolo per fegato, reni e tiroide. Ci sono sospetti che sia un perturbatore endocrino, ma su questo fronte la Ue è molto reticente. Il deputato verde belga Jean-Marc Nollet, sottolinea però la confusione che regna sulla valutazione dei rischi del fipronil: «L’Agenzia federale belga per la sicurezza della catena alimentare (Afsca) ha annunciato che i tassi di fipronil reperiti nelle uova dei produttori belgi non rappresentano un pericolo per la salute pubblica, mentre l’agenzia di sicurezza sanitaria olandese (Nvwa) ritiene che ci sia pericolo», anche se ha tardato a lanciare l’allerta. In Francia, l’Agenzia nazionale di sicurezza sanitaria dell’alimentazione (Anses) valuta che «la quantità massima di uova (contaminate al fipronil) che possono essere consumate al giorno va da uno, per i bambini, a dieci, per gli adulti, senza esporsi a rischi acuti». Il ministro dell’Agricoltura francese, Stéphane Travert, ha voluto rassicurare: «Non ci sono pericoli per la salute umana».

La Ue ha stabilito un tasso massimo, che non rappresenterebbe rischi, pari a 0,72 mg per chilo di uova. Ma, stando ai primi risultati delle indagini, sarebbero stati trovati valori anche dieci volte superiori negli “ovoprodotti” destinati all’industria agro-alimentare. Secondo l’ong Foodwatch, sono mesi, se non addirittura più di un anno, che si è diffusa massicciamente l’utilizzazione di fipronil per disinfettare gli allevamenti di polli e sradicare a prezzi bassi le infestazioni di pidocchi rossi. Questa pratica non riguarderebbe soltanto gli allevamenti in batteria, destinati alla produzione di uova per l’industria alimentare, ma persino delle fattorie biologiche. In Francia, il ministro Stéphane Travert assicura che «le uova destinate al consumo e vendute intere non sono implicate». Ma in Belgio e in Olanda le autorità sanitarie stanno esaminando l’eventualità che possa essere stata contaminata anche la carne di pollo negli allevamenti coinvolti dallo scandalo.

I cittadini europei consumano, in media, 200 uova a testa l’anno, il 40 per cento sotto forma di “ovoprodotti”, cioè uova utilizzate dall’industria alimentare per dolci, pasta ecc. sotto forma liquida, in polvere, secchi o congelati. L’Olanda è il principale esportatore europeo (il secondo mondiale) di prodotti agricoli (per 85 miliardi di euro). Le uova sono tra i prodotti più esportati, sotto tutte le forme: in Olanda ci sono 50 milioni di galline da uova (una cifra grosso modo equivalente a quella francese). La Francia, anch’essa grande produttore agricolo, per esempio nel 2013 ha prodotto 290mila tonnellate di “ovoprodotti” (quasi 15 miliardi di uova).