Impossibile entrarci, il grande tendone dei socialdemocratici (Spoe) installato sotto la propria sede accanto al Burgtheater trabocca. Meno male, in Piazza Santo Stefano al comizio finale di H.C. Strache, il leader dell’estrema destra populista sfidante del sindaco in carica Michael Haeupl c’era meno gente. Ecco che arriva – ci infiliamo nella tenda appresso a lui – accolto da standing ovation. Scenario tutto in rosso, clima compatto e combattivo: la posta in gioco stavolta è altissima, a rischio è l’ultimo bastione rosso del paese, il modello Vienna, «isola moderatamente socialista in un mondo sempre più neoliberalizzato» lo descrive l’editoriale di Armin Thurnher sul settimanale viennese Falter, governata dalla Spoe fin dal lontano 1918 (escluso il periodo 1934-45, dell’austrofascismo e poi nazismo). Un modello che limitando le privatizzazioni ha mantenuto il controllo pubblico su vasti settori «servendo più al bene comune che all’egoismo dei singoli» scrive Thurnherr.
Argomenti che nei media hanno trovato poco spazio. Haeupl, 66 anni, sindaco da 20 anni ha scelto l’offensiva sul terreno scomodo dei profughi cavalcato da Strache, tema che domina il dibattito austriaco da mesi, posizionandosi su una linea chiara e netta pro rifugiati. In ballo oggi è la scelta tra solidarietà e spirito umanitario, contro la paura e l’odio che emargina la povertà istigati dalla Fpoe, ha detto Haeupl raccontando i suoi incontri con i rifugiati.
E’ una linea che non sempre era così netta, che porterà al recupero di consenso nella società civile, tra artisti e intellettuali, quelli che otto giorni fa hanno sfilato per le strade di Vienna, in 130 mila al concerto conclusivo in Piazza degli Eroi, per esprimere solidarietà e sostegno ai rifugiati, rivendicando come si leggeva sugli striscioni che «un altro mondo è possibile».
Che è possibile si percepisce visitando la stazione Hauptbahnhof di Vienna, dove i ragazzi di train of hope in servizio volontario 24 ore su 24 si preparano all’arrivo di forse 16mila rifugiati questo weekend, secondo le loro fonti di attivisti sparsi nei punti più critici tra i confini dell’Europa centrale. Per Strache è un’occasione gradita per rilanciare sulla chiusura dei confini, con la stessa retorica già nota dei Matteo Salvini o Marine Le Pen.
Oggi oltre un milione di viennesi andranno alle urne per eleggere il nuovo consiglio comunale, non direttamente il sindaco, ma liste di singoli partiti, con sistema proporzionale. Un 20% dei votanti sono neoaustriaci, un altro 25% sono immigrati residenti a Vienna ma senza diritto di voto. La maggioranza dei sondaggi, tutti su campioni non vasti prevedono un fino a pochi mesi fa impensabile testa a testa tra Haeupl e Strache, un pericolo vero, difficile da credere in una città visibilmente ben amministrata, in testa a tutte le classifiche internazionali per qualità della vita..
«Haeupl adieu? Meglio di no!» ha messo in copertina allarmato il settimanale profil abbandonando la sua abituale astinenza da indicazioni di voto. Un terreno dove si deciderà l’esito del voto saranno le case popolari comunali dove vive quasi il 30% dei cittadini, in passato fortilizi solo rossi dove la Fpoe ha fatto breccia da tempo. «Se la gente lì vota Fpoe perché scontenta per le lampadine rotte o del rumore dei vicini, dico che capisco tutto, ma se tocca alla Fpoe governare gli privatizza la casa e gliela tira via da sotto il sedere prima che se ne accorgano» ha detto Haeupl che ha già rilanciato la costruzione di case comunali ferma dal 2004 (è continuato invece il sistema misto pubblico privato delle Genossenschaftswohnungen dove abita un altro terzo di viennesi): «Facciamo di nuovo case comunali, su questa cosa sono testardo» riecheggia dai cartelloni.
Nel 2010 la Spoe era al 44,3%, già in discesa, la Fpoe al 25,7, quasi 20 punti in meno. Anche allora si parlava di duello Haeupl-Strache, il copione non è nuovo, ma finora è stata in questione solo la tenuta della maggioranza assoluta, mai la maggioranza. Una drammatizzazione ad arte? La domanda se la pongono vari commentatori. Fatto è che la Fpoe è uscita vincente, anche se non al primo posto, in tutte le regionali recenti, ultimo caso il raddoppio dei voti in Alta Austria di due settimane fa, col 30,4%.
A Vienna Spoe e Fpoe insieme dovrebbero totalizzare non meno del 70% dei voti è la previsione. L’istituto di sondaggio Ogm vede in testa di circa 3 punti la Spoe. Il terrore di trovarsi a Vienna Strache sindaco polarizza il voto al massimo, penalizzando i partiti minori indispensabili peraltro per formare una coalizione di governo. La Spoe ha governato dal 2010 in una coalizione insieme ai Verdi della vicesindaco Maria Vassilakou, forte di un 12,64%. L’altro rischio del voto di oggi è che la somma dei due non basti più per formare una coalizione. «Chi vuole rosso verde deve votare verde» insistono su tutti i manifesti i Verdi, cercando di rassicurare su una sicura vittoria dei socialdemocratici. «Haeupl è un tipo troppo gemuetlich, rilassato, ha bisogno di noi che gli mettiamo fuoco sotto il sedere» ha dichiarato Maria Vassilakou, che come assessore al traffico ha attuato scelte inizialmente conflittuali in seguito rivelatesi un successo. Prova indiretta anche lo slogan elettorale dei popolari (Oevp) che stavolta forse finiranno dietro ai Verdi: «No alle vessazioni contro gli automobilisti».
In serata sapremo se sopravvivrà il modello Vienna, o se la città finisce in mano «ai distruttori», come li chiama Haeupl.