Secondo molti commentatori austriaci quelle che Vienna si accinge a varare sono le misure «più restrittive mai vistei finora» nei confronti dei richiedenti asilo. Dopo averle promesse in campagna elettorale, la coalizione tra i popolari del premier Sebastian Kurz e l’estrema destra di Heinz-Christian Strache si prepara a varare nel consigliod ei ministri di oggi un nuovo giro di vite per quanto riguarda il diritto di asilo. A confermarlo, vantandosi per questo, è stato il ministro degli interni Herbert Kickl, ideologo e ala estrema della Fpoe. Se sprovvisti di documenti, i richiedenti asilo dovranno mettere a disposizione della polizia i propri telefoni o tablets in modo da poter ricostruire gli itinerari che li hanno condotti in Austria. Un modo per capire più facilmente se si tratta di «casi Dublino» in modo da poterli trasferire subito nel Paese di primo ingresso Ue. Secondo il ministro degli interni verranno controllati solo i geodati, gli indicatori di luogo e non le comunicazioni personali. Non è previsto però nessuna tutela dei dati personali. Un’altra forma di controllo dei rifugiati deriva dalle nuove regole che si vogliono prescrivere a ospedali e medici che in futuro potrebbero essere obbligati a comunicare alle autorità scadenze mediche e durata dei trattamenti sanitari ai quali i profughi sono stati sottoposti in modo di impedire che il ricorso a cure mediche venga utilizzato per sottrarsi alle autorità. L’informazione sulla durata dei trattamenti sarebbe un obbligo in primo luogo nei casi di richiedenti da espellere in seguito al rigetto della domanda di asilo. L’ordine dei medici austriaco si è riservato di esprimersi quando conoscerà il testo della nuova legge, ma ha comunque chiarito che anche per i dati sulla durata dei trattamenti dei pazienti o il rilascio dall’ospedale vale l’obbligo di segretezza.

Ma non finisce qui: i richiedenti che portano con sé denaro verranno infatti obbligati a dare un proprio contributo economico per il sostentamento di vitto e alloggio fornito dallo stato pagando 840 euro a testa. «Per questo dovranno subire un’ispezione corporea come quelle in uso nelle carceri», ha criticato la deputata Daniela Holzinger della lista Pilz (fondata dall’ex deputato verde Peter Pilz). Inoltre servirà più tempo per acquisire la cittadinanza austriaca, 10 anni, contri i sei necessari oggi- Guai poi se un rifugiato fa un viaggio nel paese di origine: in questo caso si innesca una procedura di perdita della protezione e al disconoscimento del diritto d’asilo. Rigide anche le norme di residenza. I richiedenti asilo hanno l’obbligo di residenza nella regione che fornisce la «Grundversorgung», il sostentamento base. Nel caso di diniego definitivo o di prevista espulsione i richiedenti hanno l’obbligo di soggiorno nella zona. Non finisce qui, ce n’è anche per richiedenti asilo che sono stati condannati e finiti in prigione. Finita la pena in prigione al posto della libertà le nuove norme prevedono il passaggio a un centro di detenzione. In questo modo si vuole impedire che si perdano le tracce dei richiedenti asilo per i quali è prevista l’espulsione .

Dal 2010 in Austria vi sono state dozzine di cambiamenti della legge d’asilo e migrazione e quattro riforme più grandi. «C’è un susseguirsi di emendamenti e rivisitazioni a ritmo frenetico che non può funzionare» aveva criticato il presidente uscente della Corte costituzionale austriaca Gerhart Holzinger in dicembre perché «l’apparato che dovrebbe eseguire queste leggi, a ritmo mensile o semestrale se ne trova delle nuove».