Un tale riconoscimento di Vienna ai rom non era finora capitato. Il comune rosso verde, ieri, per la giornata internazionale dei rom, ha esposto sulla facciata del Rathaus (il municipio) la bandiera del popolo più europeo, vista la presenza in tutti i paesi, e più maltrattato. Un atto simbolico in aperto contrasto con la politica ossessiva antimigranti del governo nazionale della coalizione di centro-estrema destra Kurz-Strache ogni giorno inasprita da nuove vessazioni xenofobe del ministro degli interni amico di Salvini Herbert Kickl. Ma la capitale austriaca va in controtendenza con programmi e progetti di integrazione.

Fitto è stato il programma dei festeggiamenti di ieri organizzato dall’associazione «Voices of diversity». Non si trattava solo di ricordare il Porajmos, il genocidio durante il periodo nazista o le discriminazioni e la povertà che caratterizzano la vita quotidiana della maggior parte dei rom nei vari paesi. «Per noi è importante non considerare sempre soltanto i problemi ma anche quella parte della cultura non tanto visibile -ha detto la fondatrice di Voices of diversity Valerie Stojka – ci sono ricercatori, artisti e politici, una nuova generazione di giovani più sicuri e meno ritirati sulla difensiva come forse hanno fatto i vecchi».

La sera nella prestigiosa sede dell’orf RadioKulturhaus (Casa della cultura della radio austriaca orf) si è svolto un dibattito internazionale, conduttore Michael Koehlmeier, uno dei maggiori scrittori austriaci. Tra i partecipanti Michael O’ Flaherty direttore dell’agenzia Ue per i diritti fondamentali (Fra) che ha sede a Vienna, Mirjam Karoly, vicepresidente del consiglio associato rom, che è una rappresentanza rom nelle istituzioni, come garantito alle minoranze autoctone austriache, riconoscimento che i rom e sinti hanno ottenuto nel 1993.

Karoly è politologa con grande esperienza internazionale, ha diretto l’ufficio Osce per le questioni riguardanti i rom e sinti, è stata advisor nelle missioni Osce in Kossovo occupandosi di tutte le minoranze e dei rifugiati, fa parte del Romano Centro Vienna e del centro europeo per i diritti Rom di Budapest. Sul podio anche Romani Rose del Centro di documentazione e cultura dei rom e sinti tedeschi di Heidelberg, Robert Gabris, giovane scultore che ha esposto le sue opere in città da Berlino a New York, Ursula Hemetik, etnomusicologa che si occupa di minoranze all’università di Vienna. Dopo il dibattito il concerto del complesso di Harri Stojka al quale ha assistito, con gioia dei musicisti, il presidente della repubblica Alexander van der Bellen.