Una catena umana immensa, con luci e fiaccole ha circondato mercoledì sera l’area del Ballhausplatz, sede del governo a Vienna, organizzata da Sos Mitmensch (Sos-prossimo), Club repubblicano Nuova Austria, comitato Mauthausen, young Caritas, studenti universitari ebrei e altri. «No a ministeri in mano agli estremisti di destra» hanno chiesto in 10 mila contro il governo che incombe. In trincea anche il comune rosso-verde di Vienna, fortezza dell’opposizione.

Michael Haeupl, sindaco di Vienna da 23 anni, lascerà il suo incarico nei prossimi mesi, prima della scadenza. Nuova leva di punta è Juergen Czernohorszky, 40 anni, da gennaio assessore all’istruzione e all’integrazione e probabile candidato socialdemocratico a nuovo sindaco. Lo abbiamo incontrato nel suo ufficio nel Rathaus di Vienna.

 

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I negoziati tra popolari e Fpoe sono ancora in corso, cosa si aspetta dal futuro governo?

Che faccia quel che fanno i populisti di destra in Europa, una politica della paura che reinterpreta i problemi economici e sociali come problemi creati da minoranze. Sarà un governo che non agisce a favore della maggioranza ma per un gruppo molto piccolo e soprattutto contro qualcun altro, i capri espiatori, verso i quali puntare l’indice. Mi aspetto una politica che colpisce i membri più deboli della nostra comunità, i poveri e i migranti.

Che implicazioni ha per la politica di integrazione a Vienna, per i corsi di tedesco e il reddito di cittadinanza? Nelle regioni dove governano la Oevp e la Fpoe è stato introdotto un importo minore per i rifugiati e un tetto massimo per gli austriaci. Solo Vienna eroga ancora importi uguali per rifugiati e austriaci.

È molto inquietante che prima ancora che si sia formato il nuovo governo hanno già messo in discussione il finanziamento dei corsi di tedesco. A Vienna facciamo un lavoro di integrazione a partire dal primo giorno per le persone che sono qui, a prescindere dal loro status di soggiorno. Vogliamo che la gente che viene da noi cammini sulle proprie gambe il più presto possibile. Sul reddito di cittadinanza, ripetiamo: noi non partecipiamo a una spirale in discesa a sfavore dei più poveri della società. L’obiettivo non è che lo stato risparmi soldi a spese dei più poveri, ma che tutti quelli che vivono qui abbiano delle prospettive. Tagliare dove c’è più bisogno è ancora più assurdo se pensiamo ai Paradise papers, la fuga dal fisco, e quel che lo stato perde. E a un ministro e futuro cancelliere Kurz che ama chiudere delle rotte dico che sarebbe bene che chiuda la rotta dei Caraibi.

Come potrà reagire Vienna al futuro governo?

Il nostro ruolo come socialdemocrazia è di baluardo contro questa politica, indicando una alternativa e diversità di fondo. Ciò vale particolarmente per Vienna, che da sempre si è considerata il bastione contro una linea conservatrice di destra. La città e i suoi abitanti combatteranno, perché vogliono una politica che metta al centro le cose che uniscono non quelle che dividono. Non vogliamo vivere in una città disgregata in banlieue e native communities ma in una città inclusiva che cresce insieme

Per Kurz la gente lascia Vienna perché invivibile per colpa dei migranti (il 25% dei residenti non ha la cittadinanza austriaca, il 50% ha un ’retroterra di migrazione’, almeno un genitore nato all’estero).

Come fa a dire un tale nonsenso chi vive in questa città. Certo, in una città di milioni di persone che cresce dinamicamente esistono anche molte sfide e problemi. Alla politica spetta risolverli, la Oevp invece li dichiara irrisolvibili, gridando al fuoco e cercando colpevoli, e cioè i più poveri e più deboli. È il repertorio standard dei populisti di destra nel mondo. In Austria siamo al punto che i segretari di partito (Oevp e Fpoe) hanno litigato live in tv su chi era più vicino a Viktor Orbán, che ha proclamato che farà l’Europa dell’est e centrale migrantenfrei, libero da migranti.

Lei è assessore a istruzione e integrazione da gennaio. Quali le sfide più difficili?

La sfida più grande, in una città in forte crescita delle sue strutture di formazione, dall’asilo fino alla scuola e alla formazione extrascolastica, è avere abbastanza risorse a disposizione, in particolare per i bambini che non dispongono di buone conoscenze del tedesco. Facciamo molte cose, dai 10mila corsi di tedesco al raddoppio dei pedagogisti assunti fino ai corsi di promozione linguistica nelle scuole. Con il nuovo governo non solo avremo minori aiuti, sarà peggio, ci creeranno problemi aggiuntivi. Già ora mettiamo risorse per cose che sarebbero compito dello Stato. Finanziamo un modello gratuito di doposcuola con 22 milioni di euro per bambini che altrimenti non potrebbero permetterselo. È la linea che seguiamo a Vienna, e che dovremo accentuare. C’è da aspettarsi una politica ostile verso la capitale e i valori umanitari. Ma io percepisco la nostra città non come la capitale dei problemi ma delle soluzioni. Questo resta il nostro ruolo.