Alla fine in Austria ha prevalso la linea che il partito popolare (Oevp) agita da mesi, «basta con la cultura dell’invito e del benvenuto» la stessa della Csu bavarese, sfociata infatti la settimana scorsa in un documento comune dei due partiti. Il nocciolo, stabilire un tetto massimo alle richieste d’asilo, concetto che il cancelliere austriaco socialdemocratico Werner Faymann, vicino su questo punto alla cancelliera tedesca Angela Merkel, aveva finora rifiutato, in attesa anche di soluzioni su scala europea.

Ieri invece il vertice sull’asilo tra governo, Regioni e comuni ha deciso il limite di 127 500 domande d’asilo nei prossimi 3 anni, compresi i ricongiungimenti familiari, 37. 500 nel 2016, 1,5 % in relazione alla popolazione che è di 8 millioni e mezzo. Una forte riduzione rispetto ai 90 mila rifugiati accolti in Austria nel 2015.

Di tetto massimo, che è in contrasto col diritto internazionale che prevede un accesso illimitato, non si parla direttamente. Ufficialmente si chiamano «valori di riferimento», come ha spiegato Faymann, misure politiche, non di legge, secondo le quali i comuni devono prevedere offerte di alloggi, di lavoro e iniziative di integrazione per i rifugiati. «Si tratta di un piano B, di misure di emergenza, in attesa che si realizzi un piano europeo», ha precisato il cancelliere. Cosa accadrà se ai confini le domande d’asilo saranno molto di più dei tetti previsti? Misure concrete non sono state decise.

Alle domande, anche insistite, dei giornalisti, si è rinviato a uno studio di fattibilità commissionato a due professori di diritto: «Ogni misura dovrà essere conforme alla costituzione e ai diritti umani», ha insistito Faymann.

Intanto aumenterà il controllo dei confini. I rifugiati che non intendono chiedere asilo in Austria o in Germania verranno respinti al confine, misura già praticata dalla Germania che rispedisce in Austria i rifugiati che vogliono raggiungere Svezia o Danimarca, circa 200 al giorno. Al confine con la Slovenia, a Spielfeld, sono state create nuove strutture con percorsi transennati che permettono un controllo a tappetto di ogni singolo richiedente asilo. Il sistema è entrato in funzione ieri.

Sono state le immagini nei mesi scorsi di Spielfeld, dove migliaia di rifugiati insieme bypassavano poliziotti o militari impotenti, a creare l’allarme «dello Stato incapace a controllare chi entra nei suoi confini», un refrain montato dall’estrema destra della Fpoe di Strache che accusa il cancelliere Werner Faymann di essere «un nemico dello Stato».

In programma, anche l’accelerazione delle espulsioni di chi non ha diritto all’asilo, un incremento della lista dei paesi ritenuti sicuri. «Obiettivo delle misure è anche fare pressione sull’Ue», ha ribadito il vice cancelliere Oevp Mitterlehner, impegnato a rendere l’Austria meno attraente per i rifugiati. Per sua iniziativa il governo valuta la possibilità di ridurre la Mindestsicherung, il reddito minimo di cittadinanza, ai rifugiati riconosciuti, ora uguale a quello che spetta agli austriaci, cioè 830 euro netti mensili. «Una violazione di diritto e un atto populista», ha giudicato il nuovo piano Amnesty International.

Tutt’altro vertice e mondo si apre a Vienna oggi e si conclude venerdì, «N-O-W». È il vertice di quelli che hanno praticato la cultura del benvenuto, in Europa e oltre, i sindaci che sono in prima linea, i volontari, gli esperti e ong. Tra i partecipanti, nel panel «I vicini-Libanon e Giordania», i sindaci di Sahel El Zahrani e di Marej del Libano e di Amman in Giordania. Nel panel «Per strada – stazioni di fuga-Turchia, Grecia, Italia» con i sindaci di Kos, Lesbos, Chios, di tante città turche, mentre dall’ Italia non potevano mancare i sindaci di Lampedusa, Pozzallo, Riace e un rappresentante del comune di Milano.

L’iniziativa è partita dall’artista multimediale Andrè Heller, che ha una biografia di genitori in fuga dal nazismo, da Patricia Kahane, del Forum Kreisky per il dialogo internazionale, che è anche tra gli sponsor dell’iniziativa ed è figlia di Alexander Kahane, milliardario amico intimo dell’ex cancelliere austriaco, più Andreas Babler, sindaco di Traiskirchen, vicino a Vienna, sede di un discusso centro di accoglienza. L’obiettivo per tutti è quello di trovare insieme soluzioni praticabili.