Intorno a Vienna, città governata per 100 anni dai socialdemocratici (Spoe) – eccetto il periodo austrofascista e nazista 1934-45 – da sempre si gioca la madre di tutte le battaglie. Nel 2015 ci provò Heinz Christian Strache, allora leader della xenofoba Fpoe in forte ascesa, a espugnare il bastione rosso. Tentativo vano, ma ci arrivò pericolosamente vicino, al 31%, fermato comunque dal 39,5% raggiunto dal partito socialdemocratico.

Stavolta, malgrado la forte crisi e il disorientamento che attraversa la Spoe sul piano nazionale, che facevano temere il peggio, non c’è alcun duello per il posto di sindaco. Vienna si sta mostrando non contendibile. Tutti i sondaggi danno il sindaco uscente, il socialdemocratico Michael Ludwig, al 40%, con tendenza in crescita. Per l’estrema destra della Fpoe si prevede invece il tracollo. Reduce dallo scandalo provocato dal rivelatore video-Ibiza, che costò al partito il governo nazionale, e dallo scandalo spese pazze personali sul conto del loro capo Strache, su cui indaga la magistratura, al voto di oggi la Fpoe si presenta spaccata in due.

STRACHE, L’EX UOMO FORTE modello e amico di Salvini, espulso dalla sua Fpoe si presenta con una propria lista, Team H.C. Strache. Rischia di non raggiungere la soglia di sbarramento fissata al 5%. La lista ufficiale Fpoe guidato dall’ex pupillo di Strache, Dominik Nepp, è data nei sondaggi intorno al 9%. La linea politica dei due è identica: Vienna dipinta come città caduta in declino, mal gestita, con una popolazione che vive di sussidi e privilegi per gli immigrati. Vero è che il 60% della Mindestsicherung (che significa assicurazione minima, cioè il reddito di cittadinanza), in Austria è erogata da Vienna che si è rifiutata di applicare tagli e restrizioni decisi dal governo precedente Kurz-Strache. Per Nepp e Strache l’accesso alle case comunali o alla Mindestsicherung, va riservato ai soli cittadini austriaci.

Entrambi hanno concluso la loro campagna elettorale in piazza, senza mascherina e distanziamento, in una Vienna che registra contagi sempre più alti, 511 in un giorno, quasi la metà dell’intero paese. Il terzo concorrente a destra è il partito popolare (Oevp) di Sebastian Kurz che a Vienna schiera un suo stretto collaboratore, il ministro delle finanze Gernot Bluemel. In gara con gli altri due per chi è più a destra, si proclama destra per bene, senza schiuma alla bocca.

PER BLUEMEL, IN NOME dell’integrazione, per accedere alle case comunali bisogna parlare il tedesco certificato a livello b1. «Chi lavora in una grande azienda avrà più possibilità di imparare il tedesco», gli ha risposto il sindaco uscente Ludwig in un confronto tv, «da studente lavoravo come operaio edile con polacchi, turchi, jugoslavi, insieme abbiamo posato i binari delle ferrovie ovest. So cosa vuol dire, gente che aveva poca possibilità di studiare il tedesco. Ma abbiamo bisogno anche di loro. Ho sempre detto, chi costruisce le case deve avere anche il diritto di poterci abitare».

La Oevp data intorno al 19% arriverà probabilmente seconda. Previsti al terzo posto, tra il 13% e 15%, i Verdi della vicesindaca uscente Birgit Hebein. Con i socialdemocratici si contendono in gran parte lo stesso elettorato. Al governo nazionale invece, per impedire che ci andasse la Fpoe, i Verdi sono soci di Kurz, subendo impotenti la sua linea non condivisa. Al quinto posto i Neos, partito liberal, dovrebbe raggiungere il 6%.

LA SPOE DI VIENNA trae a tutt’oggi la sua forza dalla «Vienna Rossa» degli anni 20, che ha lasciato alla città una rete unica di infrastrutture che sono state preservate, solo in piccola parte privatizzate: dalle case comunali alle piscine, biblioteche e trasporti risultando il più vasto settore pubblico in Europa.

COSÌ DA 10 ANNI Vienna è in cima al ranking mondiale per la qualità della vita secondo l’annuale studio Mercer. «È paradossale, grazie alla Vienna Rossa storica uno studio di impronta neoliberale attesta da anni a Vienna la migliore qualità della vita» commenta Klaus Novy studioso di sviluppo urbano. Vienna Rossa e qualità della vita sono diventati un marchio della città sul quale Ludwig incentra la sua campagna elettorale a cominciare dalle case comunali dove vive un terzo della popolazione viennese e che la città ha ripreso a costruire di fronte a un mercato libero degli alloggi arrivato alle stelle. Per una città aperta, inclusiva, sociale che non lascia indietro nessuno. Peccato però che un terzo della popolazione residente a Vienna senza cittadinanza austriaca oggi non possa votare. Anche i cittadini Ue possono votare solo per le circoscrizioni, essendo Vienna anche regione. Una modifica della legge avanzata dal comune è stato bocciata dalla corte costituzionale.

Si vota per il rinnovo del consiglio comunale, singoli partiti col sistema proporzionale. Una fetta degli elettori più grossa che mai, causa coronavirus, ha già votato per lettera o presso le circoscrizioni. Sulle possibili alleanze del governo cittadino Ludwig non ha voluto esprimersi, l’ipotesi più probabile è una riedizione della coalizione rosso-verde.