I colloqui sul nucleare iraniano hanno ormai battuto tutti i record delle più lunghe maratone diplomatiche della storia. All’ingresso dell’hotel Coburg di Vienna non si fermano incontri bilaterali e conferenze stampa dell’ultimo minuto che coinvolgono un pletorico circo mediatico. Spicca un video diffuso su Youtube dal carismatico capo negoziatore iraniano Javad Zarif che dava l’accordo con i P5+1 (Stati uniti, Francia, Gran Bretagna, Russia, Cina e Germania) mai «così vicino».

«Spero preferiate l’intesa alla coercizione», aveva esortato Zarif. In realtà il testo sarebbe ormai pronto e se venisse approvato entro domani rispetterebbe anche la scadenza del Congresso Usa rendendo l’intesa approvabile entro un mese. C’è un solo nodo che sembra poter bloccare l’accordo (una di quelle sette linee rosse indicate dalla guida suprema Ali Khamenei): la cancellazione simultanea delle sanzioni insieme alla distruzione promessa dall’Iran di quattro delle 10 mila centrifughe in suo possesso.

«È il tempo delle scelte difficili», ha spiegato il segretario di Stato John Kerry gettando acqua sul fuoco delle polemiche innescate dalle dichiarazioni di Obama che ha ventilato l’uscita di scena dei negoziatori Usa se continua l’intransigenza iraniana su questo punto. Kerry, che vorrebbe chiudere l’intesa, ha parlato di «progressi genuini»; Zarif di «alcune divergenze».

Anche Cina e Russia vorrebbero che la scadenza di oggi venisse rispettata e si arrivasse ad un’intesa che dovrebbe essere al più presto avallata dal voto del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite e dai parlamenti nazionali in Usa e Iran con l’incognita della bocciatura del Congresso a maggioranza repubblicana e del voto contrario dei pasdaran iraniani che si sono arricchiti con le sanzioni.

L’accordo preliminare di Losanna aveva già posto le basi per la fine delle misure internazionali contro Tehran nei prossimi 10 anni con un’intesa su parametri generali che dovrebbero trovare a Vienna un’articolazione specifica. Sempre che gli Usa abbiano la volontà politica di voltare pagina con l’ex stato canaglia per coinvolgere Tehran nella gestione delle principali crisi regionali.