“Trent’anni sono solo l’inizio per infrangere e far sgretolare la sovrastruttura patriarcale millenaria. E le donne non mollano, lo vediamo tutti giorni”: Anna Pramstrahler – socia fondatrice della Casa delle donne di Bologna – ne ha viste passare tante, tantissime, di donne alla Casa, perché “abbiamo voluto costruire un centro antiviolenza autonomo e femminista e in questi tre decenni abbiamo accolto oltre 12mila donne, diverse per età, provenienza, cultura, ma in fondo molto simili a tutte noi”. Molte di loro nelle prossime settimane festeggeranno i primi trent’anni del centro con la quindicesima edizione del festival La violenza illustrata, di cui Pramstrahler è coideatrice.

“La pandemia ha reso evidente che i valori devono cambiare, a partire da quello che significa salute, welfare, cura, scuola, campi dove le donne lavorano ormai da decenni ma che in questo paese non sono mai stati considerati di importanza strategica, come invece sono. Per questo non ci siamo scoraggiate e abbiamo deciso di mantenere il Festival anche se in versione online”, spiega Pramstrahler. “Gli episodi di violenza, soprattutto nei due mesi di chiusura totale, sono stati resi ancora più drammatici dal fatto che le donne non potevano chiedere aiuto, perché erano controllate 24 ore su 24”. Anche per questo il tema del Festival rilancia l’importanza delle relazioni che possono sostenere nelle situazioni di emergenza. “Vicine di Case” è infatti un titolo che rimanda ad una pluralità di donne vicine, nonostante le difficoltà, ad una sorellanza permanente e resistente che oggi, come negli ultimi 30 anni, è stata capace di generare importanti reti di donne, così come rappresentato nella locandina realizzata – e donata alla casa – da Sara Colaone, miglior illustratrice al Lucca Comics & Games 2017.

E per il secondo anno consecutivo il Festival ha scelto di aderire anche alla Campagna Onu #16daysOfActivism, 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere. Dal 25 novembre (Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne) al 10 dicembre (Giornata Mondiale dei diritti umani) sarà possibile partecipare a seminari, dibattiti e presentazioni di libri con un focus sull’attuale situazione a Bologna dentro la cornice del fenomeno a livello nazionale. Oltre agli incontri, anche due mostre: Uncinetto e mani di donne (Centro Lame, Bologna) dedicata a Nadia Murat (Premio Nobel 2018), e Sogni Vestiti e 100 Scarpe rosse per dire basta alla violenza sulle donne (Centro Nova, Bologna). “Abbiamo coinvolto più realtà cittadine possibili – chiosa Pramstrahler – siamo arrivate fino a settanta enti e associazioni che hanno collaborato, e con linguaggi diversi, dall’arte, al teatro, al cinema, alla poesia. Insomma, è un Festival diffuso, unico in Italia, che va oltre i sedici giorni di attivismo contro la violenza maschile, perché noi siamo attive trecentosessantacinque giorni all’anno”.