Ancora una volta perfetti sconosciuti. Unità di spazio e un gruppo di attori – alcuni in stato di grazia (Borghi, Mastandrea, Giallini) – che affrontano i loro demoni. Un uomo stanco – attento ai dettagli – offre soluzioni per tutte le tasche e a poco prezzo, se si accetta di stare al gioco. Quanto vale la tua anima? Il regista se la gioca a tutto campo: piuttosto che andare sul sicuro, tenta la carta della commedia drammatica metafisica. L’andirivieni delle richieste e dei fallimenti regge bene ma sino a un certo punto. Poi la sceneggiatura inizia a perdere qualche colpo: alcuni dialoghi vanno nel didascalico e spiegano cose già capite.

Salva tutto (o quasi) il finale, imprevisto e sorprendente, in linea con i tempi a bassa intensità che viviamo. Nonostante le debolezze, il film di Genovese resta nella memoria. Il rinnovamento di una certa idea di cinema popolare e d’autore passa anche attraverso The Place. Magari non piacerà a tutti, eppure qualcosa vive. Ecco: se si fosse riuscito a stringere la materia e a iniettare qualche guizzo di cattiveria vera, ci saremmo trovati dinnanzi a un film meno gradevole ma forse più forte. Un film di transizione – quindi – nel percorso del regista. Ma che sembra puntare in direzioni interessanti. Prova d’appello? Perché no?