Viareggio non prescrive. La città è tornata per la sesta volta in piazza, con migliaia di persone in corteo lungo la Passeggiata e in viale Mazzini, chiedendo ancora una volta verità e giustizia per i suoi 32 morti e per le decine e decine di feriti, che a sette anni di distanza dal disastro ferroviario portano ancora sul loro corpo i segni delle ustioni di quella notte infernale. Viareggio non prescrive, invitando Raffaele Guariniello al convegno organizzato dal comitato nazionale “Noi non dimentichiamo”, per ascoltare un magistrato sempre in prima linea, a nome della pubblica accusa, contro le mille insicurezze che hanno stroncato le esistenze di migliaia di donne e uomini uccisi nelle (e dalle) aziende in cui lavoravano. O, come nel caso della strage ferroviaria o dell’ecatombe del Vajont, falciati dalle negligenze e dalle imprudenze di multinazionali e grandi imprese.
Sul processo di primo grado, ancora in attesa di sentenza dopo cento udienze e quasi tre anni di dibattimento, pesa sempre di più la minaccia della prescrizione. “Se in autunno non arriverà la sentenza – spiega il ferroviere Riccardo Antonini – a dicembre saranno prescritte le lesioni gravi e gravissime, e il prossimo anno l’incendio colposo”. Sarebbe un’autentica beffa per chi come Marco Piagentini, che presiede l’associazione “Il Mondo che vorrei”, ha ustioni che coprono quasi interamente il corpo. E per i tanti altri marchiati a fuoco dall’incendio provocato dal gpl uscito da una cisterna squarciata dopo il deragliamento di un treno che di cisterne ne trasportava addirittura dodici. Un treno che passava dalla stazione di Viareggio a più di 100 chilometri orari.
I macchinisti hanno ricordato per tutto il giorno la strage, con lungi fischi dei “loro” convogli al passaggio dalla stazione. Quelli di “Ancora in marcia” segnalano lo stato delle cose: “Da quel giorno alcuni passi in avanti sulla sicurezza sono stati fatti. Ma moltissimo resta da fare: dalla definizione delle responsabilità dei vari soggetti coinvolti nell’uso dei carri, al superamento delle incredibili resistenze delle imprese e delle loro ‘lobby isituzionalizzate’, a Bruxelles e nell’Agenzia europea E.R.A.. Come, ad esempio, sull’obbligo di installare i rilevatori automatici di svio su tutti i treni merci, dispositivi che potrebbero prevenire disastri analoghi”.
Dopo che a Cannes, pochi mesi fa, è stato premiato il cortometraggio “Ovunque proteggi” sulla strage, una rinnovata attenzione accompagna chi, come Daniela Rombi, Marco Piagentini, Riccardo Antonini, sta combattendo una sacrosanta battaglia civile contro colossi come la multinazionale Gatx, proprietaria dei carri deragliati, e il gruppo Ferrovie dello Stato che ancora non toglie, dai binari “proletari” dei pendolari dei merci, i pericolosissimi picchetti di segnalazione delle curve. Ora “Il Mondo che vorrei” chiama anche a disapplicare la prescrizione, cosa che la Corte europea di giustizia ha già fatto per le truffe comunitarie. Il precedente c’è. “E attenzione – ammonisce Antonini – se quello di Viareggio non verrà riconosciuto come un incidente sul lavoro, anche l’omicidio colposo plurimo sarà, prima o poi, prescritto”.