Di fronte all’avvio del frazionamento del Polo nautico, la più importante concessione demaniale del porto di Viareggio, alla fine ha mosso un sopracciglio anche la Regione Toscana. Lo ha fatto convocando l’Autorità portuale, il sindaco Del Ghingaro e la Provincia di Lucca. Oltre naturalmente la Fiom Cgil, che da tempo si sta battendo per evitare non tanto l’ingresso di nuovi privati – peraltro in crisi – in un’area strategica, un bene pubblico come tutte le concessioni demaniali marittime. Soprattutto il sindacato metalmeccanico denuncia a gran voce un clamoroso errore di strategia industriale.
Alla vigilia dell’incontro, il segretario generale toscano della Fiom, Massimo Braccini, fotografava così la situazione: “La Regione vuole spiegarci i motivi per cui è stato concesso il subingresso all’azienda Cnv di Balducci, dando il via al frazionamento. Ascolteremo, e poi ribadiremo la nostra ostilità. Quando fu fatto il Polo nautico si costruivano barche fino a 40 metri. Oggi il mercato è cambiato, per questo la scelta è strategicamente sbagliata. Manca di prospettiva. Il mercato internazionale chiede mega yacht sempre più grandi, anche oltre 60 metri, ed è la domanda che crea l’offerta. Ma solo al Polo nautico di Viareggio ci sono ancora aree disponibili per costruire navi di queste dimensioni. Gli altri siti produttivi toscani sono occupati, per esempio da Azimut a Livorno. E sono occupate anche le aree di Marina di Carrara. Che peraltro, e non si capisce perché, dipendono dall’Authority portuale di La Spezia. Il frazionamento del Polo nautico ci fa perdere opportunità di lavoro, e rinunciare a quello che chiede il mercato è oggettivamente una scelta incomprensibile, strategicamente sbagliata e priva di prospettiva. Anche per l’occupazione”.
Le osservazioni critiche della Fiom trovano ulteriore conferma guardando a come nacque, nel 2002, il Polo nautico di Viareggio. Nell’elaborare il progetto, l’amministrazione comunale, quella provinciale lucchese e la Regione Toscana si trovarono d’accordo su una strategia di sviluppo che armonizzasse la salvaguardia occupazionale con gli interessi delle aziende che intendevano crescere. Così fu data la possibilità di avere uno sbocco a mare, e in questo modo di poter sviluppare le imbarcazioni più grandi. Con accordi di garanzia per bloccare le sempre possibili speculazioni sull’area. “L’obiettivo – ricorda Braccini – era quello di incrementare lo sviluppo dell’intera città, senza però trascurare che l’economia svolgesse anche una funzione sociale, creando nuovi posti di lavoro”.
Quelli all’alba del ventunesimo secolo erano anni in cui la nautica era in una fase di espansione. La concessione del Polo nautico venne comunque progettata come unica, e con servizi comuni, in modo da garantire la possibilità di poter sviluppare, anche in sinergia, mega yacht sempre più grandi. Certo, i singoli cantieri perseguivano i loro obiettivi privati. E ognuno di essi si occupava della sua porzione di area. Ma tutti sapevano che sarebbero stati legati da un sistema comune attraverso la concessione, e quindi di dover interagire fra di loro.
Poi sono arrivati gli anni della grande crisi. “Anche nella nautica sono stati persi migliaia di posti di lavoro – tira le somme Braccini – sono chiuse centinaia di piccole imprese del settore. Si sono distrutte professionalità. E alcuni cantieri nautici, fra i primi marchi al mondo, sono in difficoltà e rischiano di non farcela. Però si continua a ragionare come nel passato. Come se la globalizzazione non fosse arrivata. Invece per competere bisogna chiederci cosa possiamo fare sinergicamente fra Toscana e Liguria, e come ci si colloca nel Mediterraneo. In questa prospettiva la Regione dovrebbe svolgere un ruolo fondamentale. Proprio a iniziare da Viareggio, dove ha una competenza diretta”.
Invece sta succedendo l’opposto. Il sindaco Del Ghingaro ha avviato il frazionamento del Polo nautico. E la Regione, che pure aveva assicurato un dibattito pubblico per prima discuterne, è rimasta silenziosa. “Ora dicono di essere disponibili – chiude Braccini – a valutare gli ulteriori frazionamenti che potrebbero essere decisi. Ma non ci basta, quindi ricorreremo al Tar. Perché quello che manca, e lo abbiamo detto ancora una volta al sindaco Del Ghingaro, è un piano industriale complessivo sull’intera area. Noi siamo i primi a a voler cambiare. Anche a rivedere le concessioni a chi ne fa un uso improprio. Ma il mercato va verso le grandi imbarcazioni, e se l’unica area pubblica a Viareggio che può consentire di svilupparle viene frazionata, si tagliano le ali allo sviluppo”.