«Il mio giorno procede così: comincia con me seduto in giardino che guardo le nuvole, in cerca di nuove idee. Il mondo in cui viviamo è sempre immerso in un brusìo di notizie, messaggi, flussi di informazioni. Ogni giorno è come se fosse un fuoco di artificio». Alla domanda di rito sul suo metodo di scrittura, le sue abitudini creative, Peter Sís, lo scrittore e illustratore ceco-americano (è nato a Brno, ha studiato a Praga e a Londra per poi stabilirsi negli Stati uniti) risponde così, descrivendo una serafica aspirazione al silenzio e un reiterato porsi in ascolto del proprio mondo interiore. E se si preferisce puntare occhi e naso verso il cielo, perdendosi dentro le sue costellazioni e scie luminose, ci si può imbattere in personaggi stravaganti e un po’ lunatici, come il pilota Antoine de Saint Exupery.
Non è un caso, infatti, che Sís abbia dedicato agli avventurosi viaggi aerei del francese un albo fra i più riusciti (pubblicato nel 2014 per Adelphi). Poi, è stata la volta di altri solitari eroi, da Galileo a Darwin, fino all’ultimo in ordine di tempo: quel Robinson Crusoe, naufrago resistente, cui ha affidato la costruzione di un poetico libro (uscito sempre per Adelphi), partendo da un ricordo d’infanzia e di sconfitta: un mascheramento che suscitò l’ironia beffarda dei suoi coetanei. Per alleviare la frustrazione, Sís – da grande – ha ritrovato un suo specialissimo Robinson, viaggiando davvero alla ricerca di un’isola simile a quella immaginata da Daniel Defoe, finendo per scegliere la Martinica e ambientando lì sogni ed esplorazioni in totale libertà.

L’autore, insignito dell’Hans Christian Andersen Award nel 2012, sarà a Bologna in occasione della Children’s Book Fair per incontrare il pubblico (lunedì 1 aprile, ore 11,30) presso l’Illustrators Café, Centro Servizi in una conferenza dal titolo Il mondo visibile (e invisibile) disegnato da Peter Sís. «Ho sempre amato le storie e anche disegnare, fin da quando ero bambino. Quindi, sulla mia strada non ci poteva essere niente di più appropriato che lavorare nel campo dei libri per l’infanzia. È stato il miglior modo possibile di proseguire la mia esistenza», dice.

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Quali sono i libri che ha più amato leggere e che considera, ancora oggi, importanti per la sua formazione?
Sono un lettore che appartiene alla vecchia scuola. Fra le storie che mi hanno accompagnato, posso citare Robinson Crusoe, Jules Verne, le fiabe tradizionali, il Piccolo Principe, Pinocchio, le storie di Jack London, don Chisciotte e su tutti spicca il mio autore favorito: Hans Christian Andersen.

Lei ha sperimentato una vita di «migrazioni», ha cambiato più volte città, paesi e ha viaggiato molto. La sua «Conferenza degli uccelli» si ispira a un antico poema persiano in cui, seguendo l’intuizione di un’upupa, i volatili si lanciano avventurosamente alla ricerca del perduto Simurg, re saggio che potrebbe riequilibrare il mondo…
Penso che ogni mio libro racconti qualcosa sull’emigrazione, abbia come sottotesto l’idea del lasciare casa, scoprire un nuovo pianeta. Soprattutto, altri linguaggi. Disegno ciò che sento, perché altrimenti sarebbe troppo complesso da dire attraverso le parole. Sono sempre stato attratto dagli uccelli perché, in realtà, non esiste un muro che li possa far tornare indietro. Loro non hanno bisogno di nessun passaporto, così il poema del XII secolo The conference of birds mi è sembrata una fonte di ispirazione superba.

Lo scrittore e illustratore Maurice Sendak ha avuto un ruolo fondamentale nella scelta definitiva del suo mestiere. Può dirci qualcosa sul vostro primo incontro?
Questa è la storia di un destino. Mi sono formato in scuole dove si creava l’arte, ma poi ho cominciato a realizzare film d’animazione e ho anche vinto un Leone d’oro a Berlino. A quel punto, sono stato invitato a lavorare nel campo dell’animazione a Hollywood, ma la cosa non è andata benissimo. Come comportarsi dunque? Qualcuno a cui piaceva moltissimo la mia arte, ha spedito una selezione di mie immagini a Maurice Sendak. Lui mi ha chiamato a Los Angeles per dirmi che era rimasto affascinato dai miei disegni e che mi avrebbe potuto far entrare nel mondo dei picture books. Era anche molto stupito che io me ne stessi a Los Angeles. Se avessi voluto continuare nel settore dei libri illustrati, i posti giusti per farlo erano New York o Boston, mi spiegò. Le sue erano informazioni di cui fare tesoro. Senza neanche una cartina, mi sono messo alla guida, attraversando l’America e Maurice Sendak mantenne la sua promessa: mi introdusse nel mondo americano della letteratura per l’infanzia. Quindi posso dire che lui ha cambiato la mia vita. Ero arrivato negli Stati Uniti per starci tre mesi e realizzare qualche film d’animazione e dopo trentasei anni sono ancora qui, intento nella creazione di libri. Veramente, Sendak l’ho incontrato e ho potuto parlare con lui solo rare volte. Gli spedivo, però, ogni mio nuovo lavoro. Devo anche ammettere che quando ricevetti la sua telefonata, non conoscevo ancora così bene le sue opere. Solo più tardi ho capito che era un artista fantastico.

Cosa ci racconta sul suo «Robinson»?
Robinson è un albo che parla di un eroe della mia fanciullezza – qualcuno che era in grado di fare qualsiasi cosa e sopravvivere nella sua isola. Nello stesso tempo, è un tributo a mia madre Alena, che è stata una splendida artista (oltre che meravigliosa madre). Fu lei a vestirmi come Robinson Crusoe per una festa in maschera. Ora so che era un travestimento davvero speciale, ma da ragazzino avvertivo solo l’aria di canzonatura che tirava, gli altri che mi prendevano in giro. Fu proprio il libro su Robinson Crusoe ad aiutarmi…. In fondo, è una storia sulla fiducia in se stessi.