Sei ettari di terra nella periferia meridionale di Milano, dove il quartiere vigentino incontra il Parco Agricolo Sud. È il luogo in cui sta nascendo il progetto agroforestale di CasciNet, un agrohub, come loro stessi si definiscono, che mette in relazione città e campagna. CasciNet ha dato vita ad una miriade di progetti, oltre a ristrutturare l’antica cascina Sant’Ambrogio: dalla foresteria all’asilo nel bosco, dalla foodforest agli orti sociali. Le attività dell’associazione a Vaiano Valle, tra Chiaravalle e il quartiere vigentino, cominciarono nel 2016 con la raccolta collettiva del pisello proteico, piantato per garantire la rotazione biologica del terreno. Due dei sei ettari all’interno del parco della Vettabbia, sono parte di una concessione del Comune di Milano, nell’ambito del progetto sull’innovazione agricola Open Agri. «Abbiamo chiesto al comune di ricevere il lotto più vicino alle case per creare una connessione con il quartiere» racconta Alessandro Di Donna, di CasciNet.

IL TERRENO AFFACCIA DA UN LATO sui condomini, in parte nascosti alla vista da un filare di alberi, dall’altro verso il parco della Vettabbia, parte integrante del Parco Agricolo Sud. Basta superare via Quaranta per trovarsi immersi in un paesaggio rurale: un cascinale abbandonato, strade strette e profondi canali che circondano i campi. «Gli abitanti ci hanno raccontato che storicamente il campo era coltivato ad ortaggi, in particolare melanzane. Lo chiamavano la Ferrari di Vaiano Valle, erano terreni molto produttivi» dice Alessandro. Il campo è poi passato alla monocoltura per la produzione di biomassa e ha attraversato un lungo periodo di abbandono.

CASCINET NON È DA SOLA SUI TERRENI di Vaiano Valle, una parte degli ettari viene coltivata ad ortaggi, grazie ad un accordo di rete, dall’azienda agricola La Vitalba, che arriva da una lunga esperienza biologica e biodinamica nel Parco del Ticino.
Con l’iniziativa Agroforestiamo, due giornate per mettere a dimora mille alberi, CasciNet ha inaugurato il primo ettaro per dare vita ad un sistema agroforestale. Nella visione dell’associazione entro il 2030 potrebbe nascere il primo Parco Agroforestale di Milano, grazie alla collaborazione con le altre startup del progetto Open Agri.

LA TECNICA AGROFORESTALE IMITA quello che avviene in natura, generando un sistema che nel tempo non avrà più bisogno di input: né fertilizzanti naturali né acqua. Le piante e le loro interazioni generano i nutrienti per il terreno e si aiutano a vicenda. «Ci ispiriamo all’agricoltura sintropica che si rifà ai principi dell’agroecologia» sottolinea Alessandro descrivendo un sistema multistrato, in cui le piante occupano lo spazio in verticale e in orizzontale. Anche il tempo ha un ruolo rilevante. In natura, infatti, esistono piante pioniere che preparano il terreno per gli alberi da frutto e infine per le piante annuali. Il suolo deve rimanere sempre coperto, lasciarlo nudo comprometterebbe i microrganismi che lo abitano.

PER PIANTARE IL PRIMO ETTARO SONO arrivate persone di tutte le età, soprattutto giovani. C’è chi si è segnato la posizione dell’albero per poterlo ritrovare tra qualche tempo. Un gruppo di ragazzi sposta a mano una balla di fieno, altri coprono la terra con trucioli di legno, c’è chi scava buche e ci sono bambini innaffiano le piantine. In disparte, a chiacchierare e fare domande ci sono anche gli anziani del quartiere. «Vogliamo che questo luogo diventi una palestra per gli abitanti, perché possano scoprire da vicino gli ecosistemi naturali e il loro funzionamento», ci tiene a dire Alessandro e aggiunge: «Stiamo realizzando la costruzione collettiva di un’area verde in cui i cittadini diventano protagonisti».

I TERRENI DI VAIANO VALLE SONO IL SEME per un altro progetto: la prima comunità di supporto all’agricoltura (CSA) milanese. I consumatori si trasformano in «prosumer», produttori e consumatori al tempo stesso. Ad aiutare CasciNet nella realizzazione della prima comunità a supporto dell’agricoltura ci sono Carmen e Francesco dell’azienda agricola La Vitalba. «Vorremmo arrivare a coinvolgere 80-100 persone che acquistino regolarmente una cassetta di verdura, ad un prezzo fissato all’inizio dell’anno», spiega Francesco. I membri della CSA sono chiamati a partecipare, ognuno secondo le sue possibilità, alle attività agricole. All’inizio dell’anno contadini e membri della comunità condividono il bilancio di previsione e il piano agricolo. «Si decide insieme cosa piantare, come e quanto», sottolinea Carmen. L’azienda agricola ha adottato un metodo di coltivazione biointensivo, che riduce e ottimizza la superficie coltivata garantendo la rigenerazione della terra e lo spazio per filari e siepi, utili alla microfauna. «Il nostro è un esperimento sociale, ambientale e di riqualificazione» spiega Carmen, la titolare, e aggiunge: «Vorremmo essere apripista per la nascita di altre CSA».

QUASI UN ETTARO DOVE SI VEDONO spuntare le prime foglie degli ortaggi primaverili come il cavolo rosso, la barbabietola, diverse varietà di cipolla e gli spinaci. «Con l’aiuto della comunità possiamo assumerci rischi maggiori, puntando a coltivare prodotti ad alta qualità nutrizionale ma con una bassa resa produttiva» spiega l’agricoltrice. Carmen che ha deciso di prendere la strada della campagna dopo anni di lavoro nella progettazione europea in ambito agro ambientale, sottolinea di non voler produrre ortaggi di nicchia «che nessuno si può permettere».

L’ATTIVITÀ DI CARMEN E FRANCESCO è partita in salita: «Siamo senz’acqua e il comune non ha ancora trovato una soluzione». Hanno dovuto portare cisterne per garantire l’irrigazione manuale, con gli innaffiatoi, come una volta. «Nessuno vuol vedere fallire questo progetto», Carmen è fiduciosa che una soluzione si troverà. Oltre ad Andrea, che ha studiato scienze politiche, a Davide che dopo economia si è dedicato alla sua vera passione e a Joel, che arriva dalla Germania, danno una mano nei campi anche i tanti ortisti della zona. «Per noi sono una risorsa perché conoscono il quartiere, lo hanno presidiato negli anni dell’abbandono», dice Francesco.

Pasquale rappresenta trenta ortisti che, negli anni, si sono installati spontaneamente nelle aree abbandonate: «Per il comune siamo abusivi, anche se abbiamo bonificato l’area togliendo la sporcizia e le macerie».

PASQUALE RIVENDICA IL RUOLO DI PRESIDIO del territorio che continua ad essere frequentato da chi scarica abusivamente macerie, automobili, lamiere. «Ci siamo presi cura di un boschetto, lo abbiamo pulito e abbiamo fatto crescere alberi da frutta e anche ortaggi». Quando è arrivato il comune per sfrattarli hanno proposto di mettersi in regola, pagando. «Abbiamo fatto causa e l’abbiamo persa», dice con amarezza. Oggi Pasquale dà una mano attivamente all’azienda agricola: »Al posto di stare a casa sto in campagna». Il progetto agricolo di CasciNet e de La Vitalba ha riportato la gente del quartiere a frequentare la campagna dietro casa. A notarlo è Pasquale che ci abita da anni: «Si vedono persone che passeggiano, ragazzi che giocano, attività negli orti: la gente ricomincia a socializzare».