I suoi versi vengono mandati in coro in ogni genere di scuole e studiati nelle tesi di laurea. Le sue canzoni, amate da una generazione dopo l’altra, formano un’avvincente colonna sonora dell’Italia degli ultimi cinquanta anni. Non è strano così un ponderoso volume di 720 pagine intitolato Francesco De Gregori- I testi, la storia delle canzoni (Giunti, euro 28), curato da Enrico Deregibus, un esperto giornalista che aveva già dedicato al cantautore romano due libri, sfiorati dal successo commerciale e dalla stima dello schivo chansonnier. Quell’ esordiente rossiccio, a 21 anni nel lontano 1972, attirando curiosi e sostenitori nella cantina del Folkstudio, in via Garibaldi, oggi imbiancato artista da classifica coi suoi milioni di dischi venduti. Animato da una passione profonda, il lavoro certosino su oltre 200 brani sviscerati in ordine cronologico è nato per correggere errori e imprecisioni del web (alcune bufale smentite sono davvero divertenti come quella di Generale scritta durante il servizio militare in Trentino) ma si è trasformato in una affettuosa summa degregoriana tra frammenti di interviste, testimonianze, acute analisi musicali, episodi di cronaca del tempo, aggiungendo contenuti e citazioni, insomma un’elefantiaca mole di informazioni.

E GIRANDO intorno a quella voce limpida in grado d’ammaliare con questi smaglianti esercizi d’equilibrio e di poesia, di ricerca sul linguaggio e di giochi con le parole, di melodie orecchiabili e inaspettate soluzioni armoniche. Canzoni diventate slogan, modi di dire, scritte sui muri. Ognuno può andare a ricercare i suoi pezzi preferiti (eppure anche quelli misconosciuti sono inondati di luci) e ognuno può utilizzarli a modo suo così il movimento dei girotondi si raccoglie in piazza ascoltando Viva L’Italia mentre il vescovo di Teano, Arturo Aiello, analizza dettagliatamente Deriva in un incontro coi giovani della sua diocesi e il centrocampista giallorosso Daniele De Rossi fa il suo ultimo saluto di campo all’Olimpico sulle note di Sempre e per sempre.

CE NE SONO davvero a bizzeffe di aneddoti in queste lunghe e dettagliate schede ondeggianti tra scelte epiche, politiche, sociali, autobiografiche e naturalmente canzoni d’amore che rafforzano la voglia di andarsi a risentire un pezzo, un passaggio, un’orchestrazione, una strofa da canticchiare. Smontate le metafore e le allegorie, vien fuori quel personale modo ermetico e immediato di esprimere il suo punto di vista, accompagnato da una grazia contagiosa. «Conoscete per caso una ragazza di Roma/la cui faccia ricorda il crollo di una diga?»