Sarebbe rimasto tutto segreto. Sarebbe andato tutto liscio. Un lungo corteo di macchine della polizia, tre cellulari, un trattore di scorta e diversi camion dei pompieri, nella notte di mezza luna fra domenica e lunedì, avrebbero scortato un Tir con un container marrone, attraverso la statale che dal centro Itrec della Trisaia di Rotondella conduce all’aeroporto militare di Gioia del Colle. La strada era stata resa deserta e blindata. Posti di blocco ad ogni svincolo per impedire l’accesso, finché non fosse passato il carico radioattivo. I rari automobilisti che dalle 3 di notte alle 6 del mattino avrebbero cercato di accedere sulla statale avrebbero dovuto attendere (nemmeno tanto, giusto il tempo del passaggio delle scorie lungo quello specifico tratto di strada), ignari, il transito del corteo dinanzi ad una paletta della polizia di stato; qualche automobilista magari avrebbe posto qualche domanda inevasa e subito dopo quelle timide domande sarebbero svanite per sempre, confuse nel dubbio paranoico di un complottista oppure scavalcate dalle mille impellenze quotidiane di ognuno di noi. Anche i sindaci dei comuni attraversati dal cargo di scorie erano all’oscuro di tutto, i presidenti di Provincia e Regione di Puglia e Basilicata, nonostante il protocollo obblighi alla comunicazione.
Invece qualcosa è andato storto. Aveva iniziato Nicola Piccenna, un giornalista dell’Indipendente lucano, a porre già dal 17 luglio domande precise al ministro degli interni Alfano e al suo vice, il lucano Filippo Bubbico: «Qual è lo stato dei serbatoi di poltiglia radioattiva residuo, del riprocessamento delle barre di combustibile?» La domanda era chiara e si spingeva a chiedere una risposta proprio entro il 29 luglio, la data della “notte oscura”. Nessuna risposta era pervenuta da parte del ministero. Cosa avrebbe dovuto pretendere un giornalista di un piccolo giornale lucano, quando nemmeno un magistrato come Nicola Maria Pace (oggi defunto) non aveva mai ottenuto risposta riguardo alle sue denunce sugli incidenti avvenuti in Trisaia e sullo scarso stato di conservazione delle barre nucleari (statunitensi) presenti nel deposito di Rotondella? Forse avevano ottenuto una risposta le inchieste parlamentari più o meno tranquillizzanti che si erano mischiate ad altre inchieste di ben altro tenore, che legavano il centro della Trisaia ai traffici di plutonio, all’omicidio di Ilaria Alpi e addirittura alla strage di Ustica? Cosa è successo circa 20 giorni fa al serbatoio nel quale erano depositate le scorie nucleari?
La notte fra domenica e lunedì un transito top secret (secretato non solo ai cittadini, ma anche alle istituzioni locali) è stato ripreso e documentato. Il segreto è stato infranto. Qualcosa è andato storto e ha generato un caso politico. Sono bastati un paio di redattori di un piccolo giornale di provincia, una telecamerina, una penna e un foglio di carta. Nella mattinata di lunedì, fino al pomeriggio di ieri, aveva regnato il silenzio da parte di tutti (ministri e Sogin), al cospetto di interrogazioni parlamentari di Cinque Stelle, Pd, Sel. Ieri pomeriggio, invece, la conferma: le 74 barre nucleari di Elk River (segretamente trasportate in Basilicata alla fine degli anni ’60) «sono partite per gli Stati Uniti per non tornare mai più. Ecco perché il 29 luglio si è visto un camion blindato muoversi verso l’aeroporto militare di Gioia Del Colle».
La notizia della Sogin è di quelle belle, eppure in quest’Italia dalla democrazia capovolta, dove alle domande e ai diritti dei cittadini si continua a rispondere con troppi silenzi, è doveroso continuare a pretendere risposte. Perché una notizia bella e importante esce in ritardo? Non si capisce la ragione di tanto segreto di fronte a una così bella notizia, un segreto tale che ha portato addirittura ad infrangere le regole del normale trasporto di materiale radioattivo e a scavalcare tutte le istituzioni locali persino nell’informazione utile al servizio della tutela e della sicurezza delle città e dei cittadini. Non si capisce come si possano trasportare le barre nucleari in aereo fino agli Usa. Non si capisce perché la Sogin, che stava provvedendo alla costruzione di altri due capannoni alla Trisaia per raddoppiare la capienza del deposito, improvvisamente imbarchi le 74 barre verso gli Stati Uniti. Non si capisce perché, se la notizia è così bella, affinché tutto filasse liscio sarebbe dovuto rimanere nascosto a tutti. Non si capisce ancora perché Alfano e Bubbico si rifiutano di rispondere a una domanda semplicissima: si sono verificate contaminazioni, dispersioni, perdite, inquinamento nell’ultimo mese, presso il centro Itrec della Trisaia di Rotondella?