Il buio avvolge lo spettatore prendendolo per mano, sin dall’inizio del sorprendente percorso di L’Odyssée sensorielle, un viaggio alla scoperta dell’ecosistema che unisce la più moderna tecnologia digitale all’emozione pura.

LA MOSTRA INTERATTIVA è stata realizzata dal Muséum national d’Histoire naturelle di Parigi, in collaborazione con lo Studio Sensory Odyssey, nella Grande Galerie de l’Évolution – Jardin des Plantes (fino al 4 luglio 2022) e, come afferma il presidente Bruno David, «è la prova della capacità dei musei di adattarsi ai nuovi strumenti tecnologici per ripensare la propria museografia e la loro relazione con il pubblico, rimanendo fedeli alla vocazione di stupire, istruire e suscitare emozioni tra le giovani generazioni».

RENDERE ACCESSIBILE la conoscenza scientifica ad un pubblico eterogeneo è, certamente, un passaggio necessario nello stimolare una riflessione che porta all’analisi critica sull’incredibile bellezza del pianeta terra e sui suoi fragili equilibri. Quando, poi, la visionarietà di Charles Darwin s’intreccia con lo stupore di Alice nel paese delle meraviglie il messaggio è ancora più forte. C’è da dire che tutto ciò che appare incredibile, addirittura anche un po’ magico, in realtà non è altro che la realtà del regno della natura in sé, nelle sue straordinarie possibilità così com’è, senza alcun artificio.

L’ODYSSEE SENSORIELLE è, quindi, una finestra sulla natura, dalla savana di notte (Rift Valley), alla foresta tropicale (Kaw in Guyana), dai fenicotteri nell’Africa orientale (lago Magadi) al suolo sotterraneo (Aveyron), dagli abissi marini (Lagon N’gouja, Mayotte e Mauritius) al polo nord (Groenlandia). Stanza dopo stanza – sette in tutto, più l’ottava che riporta più didascalicamente alla mission del museo – ci si ritrova a respirare gli odori che appartengono ad un certo luogo, accolti dalle immagini che scorrono sui maxischermi, in cui le proiezioni si fondono con i suoni: il vento, il battito delle ali degli uccelli, il ronzio degli insetti, le gocce d’acqua, il tuffo di una balena.

IN QUESTA DANZA CICLICA, che torna a ripetersi nella natura da millenni, nell’alternarsi del buio della notte con la luce del giorno, ci sono mondi nascosti che fremono di vita. Non solo, quindi, il polline che si sparge portando con sé la sua energia creativa o gli equilibrismi di un ragno che arranca sulla foglia: dal macro ci spostiamo al micro, dalla visione d’insieme al particolare, tra andate e ritorni, lasciando che la meraviglia restituisca una dimensione di cui, soprattutto vivendo nelle metropoli, si è persa la confidenza.

NON SONO SOLO I BAMBINI ad essere affascinati da queste molteplici suggestioni, anche gli adulti. Quando si entra nella stanza del bosco è veramente come trovarsi all’interno del sottosuolo, dove l’odore è di terra umida. Sotto i piedi c’è un mondo invisibile che freme, abitato dalla talpa, dagli acari, dalle amebe, dalle formiche… Intanto sulla terra vediamo, ad esempio, nascere e crescere un fungo rosso circondato da microrganismi.

«IL SUOLO E’ VITA – afferma Marc-André Sélosse, biologo e professore del Muséum national d’Histoire naturelle, autore insieme a Arnaud Rafaelian del libro L’origine du monde: Une histoire naturelle du sol à l’intention de ceux qui le piétinent (2021) – riunisce il 25% delle specie note ma il 99% di esse, tuttavia, rimane sconosciuto. Fanno il terreno, nutrono le piante, la loro attività influenza il clima e libera i minerali che, trascinati, alimentano fiumi e oceani. Oltre il 95% del nostro cibo viene direttamente dalla terra.

EPPURE LO CALPESTIAMO, la nostra agricoltura a volte lo mutila e noi non riconosciamo quanto sia fondamentale, trovandolo sporco solo perché non è chiaro e i suoi abitanti spesso sono microscopici». In questa particolare spedizione scientifica, parlando di oltre il visibile è particolarmente interessante l’ambiente dedicato all’ecolocalizzazione (biosonar), dove i pipistrelli sembrano danzare mentre cercano l’orientamento attraverso l’emissione di ultrasuoni.

UNA VISIONE DI FORTE impatto in cui i cerchi concentrici che si ripetono ricordano le composizioni dei giardini zen giapponesi alla ricerca dell’assoluta armonia.