I prigionieri etiopi vengono fatti sfilare sotto la sorveglianza delle forze di difesa del Tigray lungo le strade della capitale del Tigray Mekellé; avrebbero camminato fin qui, secondo i militari tigrini, per 4 giorni da Abdi Eshir. Un video mostra 7.000 prigionieri che marciano inermi fra le grida della folla. I soldati semplici saranno poi liberati. a differenza degli ufficiali.

Il presidente del Tigray Debretsion Gebremichael ha affermato di aver paralizzato il potente esercito etiope, sconfiggendo 7 delle sue 12 divisioni e uccidendo almeno 18 mila soldati. Ha anche dettagliato i piani per espandere la guerra in tutto il Tigray, sfidando gli appelli internazionali per un cessate il fuoco, fino a quando i suoi combattenti non avranno espulso dalla regione ogni forza esterna, compresi i soldati eritrei e le milizie amhara: «Hanno preso la nostra terra con la forza, quindi con la forza la riprenderemo». Testimoni segnalano movimenti di camion pieni di reclute e soldati diretti verso il Tigray occidentale dove sono presenti le milizie amhara.

ALCUNI LEADER DEL TIGRAY vorrebbero marciare su Asmara (capitale dell’Eritrea) per cacciare il presidente (nemico) Isaias Afewerki. Tuttavia, Debretsion ha spiegato che intende spingere le truppe eritree fuori dai confini, senza andare necessariamente oltre: «Dobbiamo essere realistici – ha detto -, vorremmo rimuovere Afewerki ma alla fine sono gli eritrei che devono farlo».
Dal lato del governo federale etiope lunedì il premier Abiy Ahmed ha spiegato al parlamento le ragioni del ritiro dal Tigray: il cessate il fuoco è un «momento di riflessione: il valore che diamo alla pace – ha detto – non ha prezzo, è la base per la nostra prosperità nazionale».

Secondo Abiy «i terroristi del Tigray People’s Liberation Front hanno mobilitato il popolo del Tigray per la guerra e hanno pagato altri elementi in tutta l’Etiopia per destabilizzare il Paese». L’operazione militare per il premier «è stata un successo poiché il governo federale ha ripreso le armi sequestrate illegalmente, ostacolato gli sforzi per dividere la società etiope e catturato la leadership della cricca criminale» (cosa vera solo in parte).

L’ATTENZIONE DELL’ETIOPIA, ha concluso Abiy, è ora rivolta a reinsediare gli sfollati a causa del conflitto, completare i progetti di sviluppo e intensificare la lotta alla pandemia di Covid-19. Il governo ad interim del Tigray ha valutato la necessità «di un periodo di silenzio per far riflettere tutti».

Le armi non sono ancora state deposte. Iil Tplf ha accettato «in linea di principio» la tregua ma pone condizioni ferme per la sua formalizzazione. In particolare viene chiesto il ritiro dalla regione di tutte le forze esterne sia dall’Amhara che dall’Eritrea, nonché il risarcimento dei danni inflitti, il rispetto della Costituzione e quindi il riconoscimento del governo regionale del Fronte di liberazione del popolo del Tigray come unico governo democraticamente eletto nel Tigray. E il rilascio dal parte del governo federale di tutto il budget trattenuto per la regione.

Sul piano umanitario gli operatori riferiscono che è più difficile raggiungere i disperati del Tigray oggi rispetto a solo una settimana fa. Le agenzie umanitarie delle Nazioni unite hanno rinnovato le richieste di accesso senza ostacoli per soccorrere centinaia di migliaia di persone bisognose di aiuti.

L’ALTO COMMISSARIO ONU per i Rifugiati Filippo Grandi avverte che la situazione umanitaria nel Tigray continua a deteriorarsi: «Per fornire aiuti urgenti gli aeroporti di Mekelle e Shire devono riaprire, le comunicazioni e l’elettricità devono essere ripristinate e deve essere dato un accesso sicuro a chi ne ha disperato bisogno», ha aggiunto.