Ci vorrà del tempo, per i nuovi passaggi burocratici occorreranno alcuni mesi, giusto quelli che separano dalle elezioni politiche di primavera. Poi però gli effetti del decreto 104/2017, entrato in vigore lo scorso 21 luglio, si dispiegheranno in tutta la loro geometrica potenza. Sarà il «Via alla deregulation» per tutta una serie di grandi opere, ad oggi bloccate a causa di quella che era la normativa del 2006 sulla Valutazione di impatto ambientale. Una legge che fino ad oggi ha permesso alle associazioni ambientaliste, a gruppi autorganizzati di cittadini, perfino ad alcuni enti istituzionali, di mettere qualche bastone fra le ruote ai «governi del fare». Dietro i quali, come sempre, ci sono potenti comitati d’affari.

Gli interessi in gioco sono enormi, ha annotato l’architetto Antonio Fiorentino, che fa parte del gruppo urbanistico dell’esperienza di cittadinanza attiva «perUnaltracittà»: «Secondo le stime del governo, i procedimenti pendenti di competenza statale hanno un valore che si aggira sui 21 miliardi di euro. Un boccone troppo ricco che non può essere messo in discussione. E infatti la semplificazione delle procedure prevede che il rilascio del provvedimento di Via possa avvenire su di una documentazione ancor più generica, meno determinata, con una deteriorata qualità e un ridotto livello delle informazioni, tali da compromettere l’efficacia della partecipazione dei cittadini, e da consentire a posteriori modifiche del progetto».

Il cavallo di troia che ha permesso al governo Gentiloni, in particolare al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, di cambiare le carte in tavola, è stato il recepimento della Direttiva europea del 2014 sulla Valutazione di impatto ambientale. Con un accurato lavoro di bisturi la normativa precedente è stata così depotenziata, naturalmente dietro lo sbandierato paravento dell’armonizzazione della legge italiana alle regole europee.

La supposta semplificazione delle procedure prevede ad esempio che il rilascio del provvedimento di Via possa avvenire su una documentazione generica, con informazioni ridotte, e sulla base di un «progetto di fattibilità» al posto del progetto definitivo, che fino ad ora imponeva di segnalare dettagliatamente i lavori che devono essere messi in cantiere. Ancora, il ministro potrà nominare direttamente i membri della commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale «senza obbligo di procedura concorsuale», così come avveniva in precedenza.

«Le nuove norme – tira le somme Fiorentino – semplificano le regole a favore del proponente l’opera, riducendo la partecipazione dei cittadini, e intensificando il controllo politico sugli organismi tecnici. Per di più consentono ai progetti già presentati di sottrarsi alle precedenti norme, decisamente più rigorose delle attuali, per affidarsi ai nuovi dispositivi molto più vantaggiosi».

Guarda caso, dopo l’arrivo delle nuove procedure l’Enac, formalmente proprietaria dell’aeroporto di Firenze – che la dinamica coppia Renzi&Carrai vuole trasformare in uno scalo intercontinentale – ha subito chiesto al ministero dell’Ambiente se andare avanti con la vecchia normativa o con la nuova. Va da sé che la risposta del ministero è stata quella di usare la nuova. Anche perché la vecchia Via aveva portato ad uno stallo, in seguito alle 142 complesse (e costosissime) prescrizioni decise dalla commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale, sulla base di un approfondito studio – critico – dell’Università di Firenze, il cui Polo scientifico di Sesto Fiorentino sarebbe devastato (insieme a molto altro) dal nuovo aeroporto, incuneato al centro di un’area densamente antropizzata.

Gli oppositori, non solo comitati e movimenti ma anche forze politiche come Sinistra italiana e Rifondazione comunista, si sono già mobilitati. «E in tutto questo – annota Alessandro Favilli del Prc – il presidente Rossi, quello del libro «Rivoluzione Socialista», non ha niente da dire? E i parlamentari del suo movimento, che sostengono questo governo? Senza dimenticare che ci sono pure decine di milioni di euro pubblici per la realizzazione di questa autentica porcheria». Una delle tante che saranno facilitate dalla nuova normativa sulla Via.