«Nessuna preoccupazione per sorprese in Parlamento: i partiti hanno preso un impegno. Ora auspichiamo che il procedimento si concluda in pochi giorni»: la ministra della giustizia Marta Cartabia ha il tono disteso dello «scampato pericolo». Guarda già avanti, alla riforma del processo civile che è ciò che più conta per l’Europa: «È essenziale per la vita dei cittadini ma anche per quella degli operatori economici».

I FATTI LE DANNO ragione. Alla Camera la commissione Giustizia si incaglia in mattinata per l’ostruzionismo delle opposizioni. In tre ore licenzia un solo emendamento poi però prende la rincorsa e macina un emendamento via l’altro, per chiudere in serata. La legge andrà in aula domani e con l’intesa tra le forze di maggioranza passerebbe anche senza ricorrere alla fiducia. Che però quasi certamente ci sarà, e forse saranno necessari diversi voti per i regolamenti della Camera. Draghi vuole chiudere anche ufficialmente la partita entro martedì: ci tiene al rispetto dei tempi concordati con l’Europa.

GLI EMENDAMENTI filano lisci, non riservano sorprese. I reati contro la pubblica amministrazione sono esclusi dal mazzetto per cui il rischio di improcedibilità è quasi eliminato, i reati di mafia, violenza sessuale e traffico internazionale di stupefacenti, o molto ridotto, concorso esterno e l’aggravante mafiosa. Passa l’indirizzo parlamentare che ogni anno segnalerà i criteri sulla base dei quali decidere le priorità nell’azione penale, con la prescrizione quello più bersagliato dal Csm. Vola anche la norma che impone ai pubblici ministeri di chiedere il rinvio a giudizio in tempi certi e di archiviare in mancanza di elementi che rendano probabile la condanna. Si tratta di uno dei cardini della riforma messo in ombra nel dibattito dalla battaglia sulla prescrizione.

LA COMMISSIONE, con parere favorevole del governo, approva anche l’emendamento di Lucia Annibali di Italia Viva che introduce l’arresto in flagranza per gli ex partner che perseguitano le ex mogli o compagne violando i divieti di avvicinamento alla casa o ai luoghi frequentati. Norma essenziale: d’ora in poi la polizia nei casi di persecuzione non potrà più limitarsi ad allargare le braccia, «Non possiamo farci niente». Passano anche le norme sul diritto all’oblio, che dovrebbe far scomparire dal web i riferimenti agli assolti, e quelle sulla giustizia riparativa. Nessuno si è preoccupato di inserire tra i reati non soggetti a improcedibilità il disastro ambientale, pur trattandosi, come ricorda la capogruppo di LeU al Senato De Petris «di uno dei reati più gravi per cui più spesso scatta la prescrizione». Ieri però le proteste sono fioccate, le associazioni ambientaliste sono sul piede di guerra. La deputata di FacciamoEco Rossella Muroni minaccia voto negativo «se non sarà inserito il disastro ambientale tra i reati di particolare gravità». Il problema sarebbe stato posto anche giovedì in sede di consiglio de ministri, l’intera galassia ambientalista e non solo promette insomma battaglia in aula. L’improcedibilità sarà molto più facile per questi reati che non per reati evanescenti e aleatori come il «concorso esterno». Questione di bandiere e bandierine.

NEL DAY AFTER la battaglia parlano quasi solo i 5 Stelle. Quelli però parlano tutti, non solo i generali ma ogni singolo deputato o quasi. Un po’ per negare che a premere su Conte per accettare la mediazione sia stato Luigi Di Maio: «Ero convinto dei risultati raggiunti», giura l’ex premier. Figurarsi: i due erano tanto in totale armonia che dopo la battaglia hanno cenato insieme, fa filtrare l’ufficio stampa. Ma soprattutto i 5 Stelle ripetono tutti lo stesso ritornello: «Grazie a Conte e alla nostra determinazione la riforma è stata molto migliorata. Non è quella che volevamo noi ma solo grazie al lavoro di squadra del Movimento abbiamo evitato il peggio». L’esorbitanza di dichiarazioni identiche è sospetta, rivela la preoccupazione latente. Propaganda a parte i pentastellati sanno di aver ottenuto un solo risultato, dal loro punto di vista: il raddoppio della proroga che può essere disposta per il concorso esterno. Il rischio di improcedibilità per i veri reati di mafia era infatti comunque molto limitato, trattandosi quasi sempre di processi con arresti e quindi comunque considerati prioritari.

IN PARTE le preoccupazioni per le reazioni all’accordo che seppellisce la riforma Bonafede sono infondate. Il temutissimo verdetto del Fatto quotidiano è positivo: «Bicchiere più pieno che vuoto». I magistrati,prudenti, aspettano il testo definitivo e comunque plaudono al miglioramento. Si smarca solo una voce, però tra le più apprezzate dalla base del 5 Stelle, quella del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri: «La peggior riforma che abbia mai visto».