Assalto trivelle all’Adriatico. Il Consiglio di Stato ha rigettato i ricorsi presentati in appello dalle Regioni – Abruzzo e Puglia – e da vari enti locali contro i due permessi di ricerca di gas e petrolio rilasciati alla società inglese Spectrum Geo. «I progetti di prospezione per la ricerca di idrocarburi – ricorda Enzo Di Salvatore, costituzionalista e del coordinamento nazionale No Triv – riguardano aree immense, collocate nel Mare Adriatico centrale e meridionale, davanti alle coste di Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia ed hanno un’estensione di 13.700 chilometri quadrati, da Rimini a Termoli, e di 16.210 kmq, da Rodi Garganico a Santa Cesarea Terme».

Le sentenze sono tre, tutte della quarta sezione del Consiglio di Stato: le prime due, del 28 febbraio, riguardano altrettanti ricorsi, analoghi, inoltrati dalla Regione Abruzzo, con la Puglia giunta in sostegno; la terza, dell’8 marzo, è relativa a un’istanza inoltrata dalla provincia di Teramo e da una serie di Comuni litoranei dell’Abruzzo. Controparti il ministero dell’Ambiente, quello dello Sviluppo economico e quello dei Beni culturali. Negli atti si contestano le procedure seguite dai ministeri competenti: dal limite dell’area interessata alla mancata Valutazione ambientale stragetica. Ma si lamenta anche il mancato coinvolgimento nel procedimento di Via degli enti locali prospicienti, in particolare di quelli che distano meno di 12 miglia marine dalle aree toccate dai permessi di prospezione. Motivi considerati infondati dai giudici e in parte inammissibili e «generici». D’altro canto «i confini dell’area oggetto dell’attività di prospezione» sono stati ritenuti «allineati con la fascia di rispetto indicati dal decreto legislativo numero 152 del 3 aprile 2006» e «l’istruttoria svolta dai Ministeri appellati appare nel complesso completa, articolata e rispettosa dell’iter normativo nella sua interezza». Già il Tar nel luglio del 2016 aveva bocciato i ricorsi. Le azioni giudiziarie, avviate nel tentativo di bloccare quest’aggressione all’Adriatico, vanno avanti dal 2011.

Settecento chilometri di costa, da Rimini a Santa Maria di Leuca, per un area di 30.000 Km2, rischia di essere scandagliata con l’air-gun, tecnica di sondaggio geofisico per ispezionare i fondali marini, basata sul rilascio in acqua di fortissimi spari di aria compressa, a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro. Una pratica devastante per l’ecosistema acquatico, per cetacei e pesci, come acclarato da ricerche scientifiche di livello internazionale.

L’Adriatico, il mare più pescoso del Mediterraneo, si trova quindi alle prese con il progetto di una grande multi-client, la Spectrum Geo, che intende «valorizzare nuovi bacini sedimentari e rivalutare quelli già oggetto di ricerca e produzione di idrocarburi al fine di fornire dati aggiornati a multinazionali e società interessate».

«L’air gun, pratica che va per la maggiore, – sostiene Stelio Mangiameli, uno dei legali che ha rappresentato la Regione Puglia – provoca sommovimenti che a loro volta determinano dei suoni grazie ai quali è possibile verificare la presenza di idrocarburi. Ma allo stesso tempo distrugge il plancton e crea nella zona una temporanea crisi ittica. Ora esistono metodiche che invece sono in grado di sfruttare rumori già esistenti, per esempio quelli prodotti da una linea ferroviaria, con un impatto inferiore sull’ambiente».

«Non c’è da gioire per questo risultato – afferma Mario Mazzocca, sottosegretario alla Regione Abruzzo con delega all’Ambiente -, ma non è che domani la società può mettersi all’opera. Perché – spiega – va ricordato che il decreto Calenda o decreto Trivelle è sub iudice, a seguito di nostri ricorsi. A livello politico c’è da dire che va cambiata la famigerata strategia energetica ora attuata, perché le Regioni non potranno più fermare, con le carte bollate, scelte fatte a livello statale».

«È appena il caso di ricordare – dichiara invece il coordinamento Trivelle Zero Molise – la dimostrata interazione delle indagini sismiche con la pesca, con diminuzione del pescato fino al 50% intorno a una sorgente sonora che utilizza air-gun». «I territori – dicono – hanno il diritto di scegliere il proprio futuro».