Il blitz del Consiglio dei ministri giunge a pochi giorni dallo scioglimento delle Camere e nel giorno in cui Sulmona accoglie la carovana No Tap dalla Puglia e fa il punto sulle devastazioni causate dai metanodotti in Italia. Il «regalo» del governo alla città ovidiana è l’approvazione della centrale di compressione in località Case Pente, opera della Snam complementare alla rete di gasdotti Tap e Rete Adriatica. Un tiro mancino che nessuno si aspettava, che arriva dopo più di 10 anni di battaglie da parte di comitati e cittadini.

In questo modo si chiude, almeno al momento, una pratica che era sospesa da due anni, dall’ennesimo diniego della Regione Abruzzo nella Conferenza dei servizi. Una pratica che è stata ripescata, all’ultimo minuto, dal presidente del consiglio Paolo Gentiloni. La sindaca, Anna Maria Casini, sconvolta e contrariata, in diretta sui social, firma le dimissioni «non potendo accettare il vilipendio messo in atto contro il nostro territorio», «un grido di dolore dinanzi alla viltà di tutti i governi che si sono succeduti negli anni, unici responsabili di questa scellerata decisione che risponde a logiche che nulla hanno a che vedere con gli interessi della collettività. Ha avuto la meglio il cinismo della politica e dei partiti, sordi, da un pezzo, alle legittime istanze delle comunità locali. Sulmona – tuona la sindaca – è stata violentata…».

La prima cittadina ha invitato i sindaci dell’hinterland a seguire il suo esempio. Ma la battaglia non finisce, anzi… «Noi ci costituiremo davanti al Tar – afferma il presidente della Regione, il dem Luciano D’Alfonso – contro la delibera del Consiglio dei ministri. Siamo sempre stati contrari all’opera, e utilizzeremo gli strumenti che l’ordinamento ci consente per fare in modo che quel provvedimento venga sospeso e ridiscusso». «Un errore che faremo di tutto per correggere seguendo le strade che la legge ci permette di percorrere», dichiara il vicepresidente della Giunta regionale, Giovanni Lolli, che era presente a Roma alla seduta del Consiglio dei ministri in rappresentanza della Regione. «Anche in quella sede – ribadisce – ho confermato la nostra netta opposizione. Siamo stati sempre contrari ad una soluzione del genere e abbiamo sempre motivato il nostro dissenso».
La realizzazione della centrale di decompressione andrebbe a compromettere un territorio di alto valore naturalistico e ambientale, ai piedi della Majella e in un’area altamente sismica, sottoposta da parte dell’Ingv a particolari azioni di monitoraggio e controllo. «Quanto accaduto in Austria qualche giorno fa dovrebbe far capire quanto sia pericoloso realizzare un’opera del genere in Valle Peligna. In questo momento – evidenzia Davide Cacchioni, del collettivo AltreMenti – occorrono forza e intelligenza. Bisogna stare uniti e non mollare».