Dopo due anni di battaglie legali e mediatiche, il professore Davide Vannoni e con lui i genitori delle decine di bambini in cura già da tempo col suo metodo Stamina hanno vinto un primo round. Ieri il Senato a larghissima maggioranza (259 sì, 2 no e 6 astenuti) ha licenziato definitivamente, in seconda lettura, il decreto Balduzzi emendato in senso meno restrittivo alla Camera.

L’attuale testo va incontro alle richieste dell’ideatore della cura a base di staminali mesenchimali perché non solo consente a chi ha già iniziato le terapie di continuare con il metodo Stamina, ma prevede anche dal primo luglio l’avvio di una sperimentazione – in deroga alle leggi vigenti – di 18 mesi per la quale vengono stanziati fino a 3 milioni di euro.Le linee cellulari però dovranno essere prodotte solo in laboratori che rispettano gli standard farmaceutico Gmp (Good manufacturing practices) e non in quelli Glp (Good laboratory practice) utilizzati per i trapianti e che seguono iter meno articolati, come chiedeva la Stamina Foundation, la onlus fondata nel 2009.

Vannoni, dal canto suo, si è detto ieri disponibile a seguire la sperimentazione promossa dal ministero della Salute, con il contributo dell’Aifa e del Centro nazionale trapianti, e coordinata dall’Istituto superiore di sanità, a patto che il metodo da lui ideato non venga modificato.

Il carattere d’urgenza del decreto Balduzzi era dettato dall’eco mediatica ottenuta dai ricorsi vinti in tribunale dalle famiglie dei bambini in terapia col metodo Stamina agli Spedali Civili di Brescia, possibile perché considerata «cura compassionevole» per i piccoli destinati in ogni caso alla morte, ma bloccata per intervento del pm Guariniello che aveva aperto un’inchiesta per somministrazione di farmaci imperfetti e chiesto il rinvio a giudizio di alcuni medici e dirigenti della onlus tra cui lo stesso Vannoni.

Ma la comunità scientifica italiana e mondiale – dalla prestigiosa rivista Nature al Nobel per la medicina Shinya Yamanaka – si era schierata quasi compattamente contro la decisione del ministero della Salute di concedere il proseguimento delle terapie Stamina utili, secondo il suo ideatore, per curare numerose malattie neurologiche, autoimmuni e genetiche.

«Abbiamo lavorato stretti tra due fronti opposti – racconta la neo deputata di Sel, Ileana Piazzoni, della Commissione Affari sociali – da una parte la comunità scientifica in totale rivolta e dall’altra i genitori che rivendicavano la libertà di cura. Per questo con un ordine del giorno votato all’unanimità dalla Camera abbiamo chiesto a Stamina la totale disponibilità, assicurando anche il massimo sforzo possibile di deroga cercando di rispettare le norme europee sulla sperimentazione farmaceutica, perché di farmaco si tratta».

Secondo il testo di legge, infatti, i medicinali usati nella sperimentazione dovranno essere «preparati in conformità alle linee guida di cui all’articolo 5 del regolamento europeo 1394 del 2007». «Se Stamina non si renderà disponibile –conclude Piazzoni –vuol dire che non ha un protocollo valido».

Vannoni non ha sciolto ancora la riserva, critico com’è sul testo licenziato ieri che, sostiene, «risponde più all’interesse della comunità scientifica italiana e della burocrazia che a quello dei pazienti», perché «la sperimentazione sarà possibile solo su un centinaio di pazienti» e non sui «18 mila che ci hanno fatto la richiesta». Soddisfazione per la «soluzione equilibrata e di buon senso» è stata espressa invece dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin ma anche da tutte le forze politiche.

Il primo dei due articoli di cui si compone il decreto convertito in legge ieri riguarda invece la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) prevista per lo scorso 31 marzo e rinviata al 1 aprile 2014. «Tempi certi», questa volta, garantiti dall’obbligo di commissariamento ad acta delle Regioni inadempienti e dal riparto delle risorse destinate a potenziare i servizi di salute mentale sul territorio. Con l’obbligo, da parte delle Asl, di prendere subito in carico gli internati giudicati non socialmente pericolosi. E tra sei mesi il primo report dei ministri competenti in Parlamento.