Mentre alla camera il dl Sostegni ottiene la fiducia, con 472 voti contro 49 e 2 astenuti, nella maggioranza il Sostegni bis segna il passo. Non sarà approvato dal cdm neppure oggi. Forse domani, ma non è affatto certo.

Per ora è sicuro solo che il fondo per i ristori alle aziende che sono rimaste chiuse durante il lockdown passerà dai 14 mld già previsti a 18. In parte i 4 mld in più saranno presi dai risparmi del primo Sostegni, in parte va ancora definita la copertura. Serviranno a garantire la perequazione per le aziende che hanno preso meno del dovuto con i precedenti rimborsi.

Dunque ci sarà una prima tranche di erogazioni, per le aziende che hanno perso almeno il 30% del fatturato e starà alle aziende stesse decidere se conteggiare le perdite sulla media dell’anno precedente, il 2019, paragonata a quella del 2020, oppure sul periodo 1 aprile-31 marzo, che permetterà a un numero maggiore di aziende di rientrare nel tetto.

Poi, a fine anno, arriverà una seconda tranche, misurata sui risultati di bilancio e di esercizio, sui redditi, ecc. Appunto la “perequazione”. Ma da quei nuovi 4 mld andranno prese anche le risorse per il sostegno a chi per ora è tagliato fuori dalla ripartenza, in particolare le discoteche, che dovranno ricevere un appoggio superiore alle aziende che invece si apprestano a riaprire del tutto o quasi.

Dovrebbe trattarsi di un forfait cogestito da Mise e Mef. Intanto si cerca una strada per poter riaprire prima della fine dell’estate anche quei locali: probabilmente con un green pass per le discoteche.

In discussione le misure di appoggio al lavoro dopo la fine del blocco dei licenziamenti, al momento ancora fissata per fine giugno. Altri due mesi di indennità per stagionali e lavoratori dello spettacolo sono già definiti.

Tra le proposte in campo, contratti di solidarietà al 70% di retribuzione per le aziende con calo di fatturato del 50% e sgravi contributivi del 100% per le aziende del commercio e turismo che assumono invece di licenziare. Ma il blocco dei licenziamenti è una partita non ancora chiusa. I sindacati e una parte della maggioranza insistono perché sia prolungato per tutti sino a ottobre e proveranno a far passare le proroga con la conversione in aula.

I problemi che tengono ancora al palo il decreto sono in parte legati alle misure a favore del lavoro, ancora indefinite, in parte al pacchetto fiscale, in particolare allo slittamento di un altro mese, da fine maggio a fine giugno, della sospensione delle cartelle fiscali e dei pignoramenti.

Ma frena il varo del dl anche Alitalia, essendo in ballo la possibilità di inserire nel dl un finanziamento di 100 mld per consentire l’operatività mentre è in corso la trattativa con l’Unione europea.