Più di duemila persone si sono ritrovate all’altezza del ponte della Covetta, vicino a dove il 5 novembre è crollato l’argine destro del Carrione, provocando la quarta alluvione in undici anni costata una vittima e 140 milioni di danni. In testa al corteo i bambini, subito dietro la diversa umanità che raccoglie il sentimento di protesta e di voglia di cambiare che da due settimane riempe la sala della Resistenza del palazzo comunale. Un presidio insediato a furor di popolo e subito diventato “Assemblea permanente”. Come quando i cittadini di Massa e Carrara battagliarono contro le produzioni tossiche della Farmoplant-Montedison, e contro l’inceneritore Lurgi che bruciava i rifiuti di mezza Europa prima di essere chiuso dopo il primo referendum consultivo continentale. Come rivelò in seguito il pentito di camorra Carmine Schiavone, e come ha denunciato anche la Fondazione Caponnetto, fu proprio dopo la chiusura dell’inceneritore che presero il via, l’anno dopo, le rotte toscane dei rifiuti verso la “terra dei fuochi” campana.

Di mafia e di camorra si era parlato all’Assemblea permanente due giorni fa insieme al detective Renato Scalia. E “via la mafia da Carrara”, insieme a “Zubbani vattene”, sono stati gli slogan più gettonati del corteo. “L’ecomafia è nata in Toscana”, aveva puntualizzato l’ex ispettore della Dia, ricordando come l’esperienza di anni di sversamenti illegali nel polo chimico apuano abbia consentito alle ditte della camorra di riciclarsi, oggi, in paradossali aziende per le bonifiche. Un settore, in espansione, che è già costato alla collettività 3 miliardi e che prevede di spartirsi investimenti per 27 miliardi nei prossimi anni.

Nell’Assemblea permanente oggi fa paura il business della “Disastri Spa” – lo stesso che ha prodotto l’argine senza fondamenta del Carrione – già iniziato con la costruzione in tempi da record di una camionabile a uso e consumo dei signori del marmo nel bel mezzo di villa Ceci, l’ultima cassa di espansione del fiume rimasta sgombra di depositi di marmo o segherie. E sempre all’Assemblea permanente lunedì era stato ospite il geologo Riccardo Canepari, pronto a spiegare come all’origine di questi disastri ci sia anche la costruzione, alla foce del Carrione, del piazzale “Città di Massa”: un ampliamento di 77mila metri quadri del porto di Carrara. Lo stesso Canepari, consultato all’epoca sul progetto, aveva risposto: “Se costruite il piazzale sulla foce, Marina di Carrara diventerà come Venezia: andrete in giro in gondola”. Era il 2002, e sulla base di questa valutazione il ministero dell’ambiente aveva dato parere contrario all’ampliamento chiesto dalla Caltagirone Spa e dalla Porto di Carrara Spa. Ma alla fine i gruppi Caltagirone-Bogazzi ottennero il via libera. Il grande “tappo” a mare fu realizzato, con centinaia di milioni di finanziamenti pubblici, e il profitto fu tale che i soliti noti accarezzano oggi l’idea di costruire un ampliamento del porto anche sulla sinistra della foce.

Proprio per oggi Legambiente, Italia Nostra, AmareMarina e le altre associazioni che in questi anni si sono battute – inascoltate – contro questo piazzale, avevano da tempo organizzato un sit-in di protesta alla foce del Carrione. E così l’Assemblea permanente, che aveva deciso di manifestare in contemporanea, è confluita nella stessa piazza per la manifestazione finale. Nel segno di quel ritrovato spirito di ribellione, di quel desiderio di riscatto di una intera comunità. Intanto il sindaco Zubbani ha dato l’ultimatum all’Assemblea: al massimo il 27 si sgombera.