L’automobile, in Italia, è ancora il mezzo di trasporto più usato per accompagnare i figli a scuola. Abbiamo un tasso di mobilità sostenibile casa-scuola tra i più bassi al mondo. Secondo il report Okkio alla Salute 2019, un’indagine dell’Istituto Superiore della Sanità sulle abitudini dei bambini, solo il 24% dei bambini va a scuola a piedi o in bici, con punte minime del 13% in Molise e altre regioni del sud e punte massime a Bolzano del 60%, l’unica città che si avvicina medie europee.

E COSI’, LE STRADE DAVANTI ALLE SCUOLE diventano un vortice di inciviltà e nervosismo, tra nuvole di gas di scarico, automobili in manovra, posteggi selvaggi in doppia fila o sul marciapiede. Dove si rischiano gli incidenti.
Nel febbraio 2018, Greenpeace ha registrato concentrazioni di biossido di azoto al di sopra della soglia stabilita dall’Oms intorno alle scuole di Torino, Milano, Palermo, Roma. Sono allarmanti anche i dati di Bologna, rilevati dalla campagna Ariapesa nel 2019: il 53% delle scuole è esposta a emissioni superiori ai limiti di legge.

A ROMA NELL’AUTUNNO 2020, i Cittadini per l’Aria, hanno rilevato i valori di biossido di azoto davanti a tre scuole, con punte di 51,7 UM3 (biossido di azoto per metro cubo), molto superiori ai limiti considerati sicuri dall’Oms, (20 UM3). Un altro importante progetto coordinato dall’Ispra, con la partecipazione di 15 agenzie regionali ambientali, sta monitorando la qualità dell’aria davanti a 82 scuole di 32 Comuni. I dati saranno resi noti (CleanAir School)

«L’INQUINAMENTO PEGGIORA LA SITUAZIONE di chi è già affetto da patologie respiratorie croniche, come l’asma» sottolinea Elena Uga, coordinatrice Pump-Acp (Pediatri per un mondo possibile): «Ridurre il traffico nei pressi delle scuole è un obiettivo prioritario per la salute dei bambini. La pedonalizzazione diminuisce l’inquinamento outdoor e indoor, mentre l’attività fisica quotidiana protegge da sovrappeso e obesità, e stimola l’autonomia di bambini e ragazzi. Nella situazione attuale di Covid, dare spazio ai ragazzi e proteggere i loro polmoni, è ancora più urgente».

LE PRIME STRADE SCOLASTICHE IN ITALIA sono state istituite in provincia di Bolzano, negli anni ’90. A Merano, oggi come oggi, c’è praticamente una strada scolastica per ogni scuola elementare o media della città. Un modello replicato in tanti Paesi europei, (le cosiddette school streets in Inghilterra, Svizzera, Germania…).

NEL 2018 VARIE ASSOCIAZIONI IN ITALIA hanno lanciato la campagna Strade Scolastiche, per rendere obbligatorie aree car free davanti alle scuole. Finalmente a settembre 2020 le «zone scolastiche» sono approdate almeno come definizione nel Codice della Strada, ma ancora non esiste un obbligo per i Comuni, né un fondo ad hoc, e così la situazione resta a macchia di leopardo, basata sulla sensibilità degli amministratori. (Si può visualizzare una mappa sulla pagina FB Strade scolastiche).

PARMA E’ UNA DELLE CITTA’ CHE si sta impegnando ad aumentarle: ce ne sono già 35 su 70 scuole. «Negli anni ho visto un cambiamento», spiega l’assessora Benassi. «Se inizialmente i genitori protestavano, e intasavano di traffico le vie non interessate dal divieto, grazie a buoni progetti di sensibilizzazione, sempre più genitori ora rinunciano del tutto a prendere l’automobile, accompagnando i figli a piedi o in bici».

ANCHE A REGGIO EMILIA, E IN TANTI ALTRI comuni le «strade scolastiche» si stanno diffondendo. A Bologna per ora è stata inaugurata una sola strada, ma #Salvaiciclisti e #Cinnica hanno lanciato una campagna per raccogliere idee e proporre al comune altre scuole da «liberare». In Emilia Romagna, l’assemblea regionale (su mozione dei Verdi) ha richiesto alla Giunta di incentivarle, anche con finanziamenti ad hoc.

AD OLBIA, IN SARDEGNA, E’ STATA realizzata una strada scolastica, con giochi pitturati sull’asfalto, urbanismo tattico e coinvolgimento dei genitori, e sta riscuotendo molto successo. Roberta Calcina presidente dell’associazione Hub.MAT di Olbia, tra i promotori della campagna, puntualizza: «Le strade scolastiche sono una soluzione dal basso, il minimo in una società civile, eppure a volte vengono ostacolate, e ancora pochissime scuole in tutta Italia ne usufruiscono. Dagli amministratori e dai pianificatori urbani ci aspetteremmo una città in cui lo spazio sicuro davanti alle scuole sia sempre garantito, in modo stabile».

ANCHE LE UNIVERSITA’ SI OCCUPANO della questione: il Politecnico di Milano, con una ricerca durata due anni, ha studiato lo spazio davanti a 400 scuole milanesi (www.habitatscuola.polimi.it). Nella maggioranza dei casi è risultato poco ospitale per pedoni e ciclisti, saturo di auto e parcheggi. «I percorsi che convergono nelle piazze scolastiche sono offesi da un’idea di città sempre meno pubblica, legata alla motorizzazione privata», racconta Federica Bianchi, architetto, membro del gruppo di ricerca. «Gli studenti sono forzati a percorrere marciapiedi stretti lungo strade congestionate dal traffico, facendo lo slalom tra ostacoli vari. Il Covid ha fatto emergere drammaticamente il problema dello spazio, la sua qualità e a chi è destinato. Se lo spazio urbano è saturo di auto, c’è sempre meno spazio per i nostri ragazzi».

Liberare le scuole dall’assedio delle auto, è quindi una misura base di civiltà, salute e buona urbanistica. La speranza è che diventi presto la norma in tutta Italia.