Via la bandiera confederata, il simbolo dello schiavismo degli stati del sud degli Usa durante la guerra civile.

Nella furia revisionista americana, che rimuove anche nello sport e nel cinema gli avamposti fisici del razzismo, si segnala la Nascar, il campionato automobilistico, che vieta l’utilizzo della confederate flag (riunisce le 13 stelle degli stati meridionali contrari all’abolizione dello schiavismo nella Guerra Civile), durante i weekend di gara.

La rimozione della bandiera – oggetto di discussione da decenni, cinque anni fa Mitt Romney chiese di eliminarla dal parlamento del Sud Carolina – è pure il successo di Bubba Wallace, l’unica pilota afroamericano della Nascar, che sulla sua vettura nera da gara ha fatto recentemente aggiungere la scritta in bianco Black Lives Matter, il movimento spontaneo anti razzista che sta rivoltando l’America dopo l’assassinio di George Floyd, ottenendo l’endorsement di uno dei leader poco silenziosi della rivolta degli sportivi, Lebron James.

Il fenomeno dei Los Angeles Lakers ha annunciato al New York Times la creazione di un’associazione no profit, More Than a Vote, assieme a colleghi, artisti e volti tv, per promuovere la partecipazione degli afroamericani alle urne per le presidenziali del 3 novembre.

Informazioni, anche dei tutorial per il voto, l’occasione per mandare a casa Donald Trump: in diverse zone degli Stati Uniti, ultimo caso alle primarie in Georgia, si sono moltiplicati i casi di voter soppression, con limitazioni volute dai Rep per l’alta affluenza che porterebbe più voti ai dem.

L’associazione di James segna un’ulteriore svolta: dalla protesta alla proposta, con un pacchetto di iniziative, tra cui l’esposizione delle tecniche di soppressione usate in campagna elettorale, l’uso delle fake news e della disinformazione attraverso i social media. Insomma, si consolida l’onda sportiva anti razzista, che attraversa l’Atlantico: nei primi tre turni di Premier League ci sarà un badge con scritto Black Lives Matter, anziché i cognomi degli atleti.
Un segnale forte, preceduto da altri gesti volutamente mediatici, come il Liverpool che in allenamento si è inginocchiato, ricordando il campione di football Colin Kaepernick che quattro anni fa con questo gesto dava inizio alla voce polemica degli atleti sulle violenze della polizia sui neri.