La propaganda di Salvini e della stampa di destra attecchisce anche dove si erano sperimentate forme innovative di accoglienza. La Locride, la terra di Riace e di Caulonia, dei film di Wenders sui migranti, fa parlare di sé per motivi opposti. Proteste, minacce, la saldatura del cancello della scuola che avrebbe dovuto ospitarli. Così i cittadini di Focà, frazione di Caulonia, piccolo borgo del litorale jonico reggino, hanno negato ospitalità ai 200 migranti salvati nella notte di Pasqua dal mare dopo un travagliato sbarco. Cristo è morto, ma a Focà non è risorto.
La storia ha dell’incredibile per come è stata gestita dal Viminale. Tutto ha inizio intorno alle 2 della notte di Pasqua. Un barcone si arena sulla spiaggia di Caulonia. Da un non meglio identificato porto della Libia, approdano 30 donne, di cui una incinta, 9 bambini e 170 uomini. Si tratta di gente che ha lasciato le terre di origine (Sudan, Eritrea, Unione delle isole di Comore, Madagascar ed Egitto) alla ricerca di una vita migliore. Sarebbero arrivati con due barconi. Il primo si è incagliato sulla spiaggia a sud dell’abitato di Caulonia, l’altro avrebbe ripreso il largo. Alle operazioni di soccorso, trasferimento e assistenza partecipano Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia. I tre scafisti vengono arrestati. Tratti in salvo, i 209 migranti vengono invece portati al mercato coperto della marina di Caulonia per poi essere rifocillati. Dopo le identificazioni, 21 vengono trasferiti a Riace, 10 a Monasterace. Per gli altri si preparano i letti nella scuola di Focà.
Ma la voce ben presto inizia a girare in paese. Una ventina di cittadini di Focà si ribella, dicono di essere genitori degli alunni della scuola elementare. Urlano il loro disprezzo contro chi vuole trasportare i migranti nella frazione. «Contageranno tutti i nostri figli», strepitano. Ma qualcuno osa ancora di più. Prende una saldatrice con tanto di elettrodi e sigilla il cancello della scuola. Al solo scopo di impedire l’ingresso a donne, uomini e soprattutto ad altri bambini, in questo caso nordafricani.
E lo stato? Sparisce. La prefettura balbetta, indietreggia, cede. E per millantate «ragioni di ordine pubblico» decide qualche ora dopo di trasferire i migranti a Roccella Jonica. Dandola così vinta ai seminatori d’odio e rancore. Una struttura pubblica da adibire per una sola notte a centro di prima accoglienza viene così definitivamente negata. E solo dopo la mezzanotte, e dopo una giornata di calvario, i migranti arrivano a Roccella, trasportati dal pulmino del comune di Caulonia. I bambini addormentati e avvolti nelle coperte, i volti degli adulti stravolti dalla stanchezza. I fascioleghisti esultano e tornano nelle loro case. Hanno vinto loro, ha perso lo Stato.