Partirà da oggi per le aziende agricole italiane, la possibilità di aderire alla «Rete del lavoro agricolo di qualità», l’organismo autonomo nato per rafforzare le iniziative di contrasto dei fenomeni di irregolarità e delle criticità che caratterizzano le condizioni di lavoro nel settore agricolo. Per iscriversi basterà collegarsi al sito Internet dell’Inps e presentare apposita domanda che una cabina di regia esaminerà per poi emettere la delibera di accettazione nell’arco di 30 giorni. Le aziende che passeranno la selezione riceveranno un certificato che ne attesterà la qualità ed entreranno a far parte della «Rete» ideata dal ministero della Politiche agricole.

La richiesta potrà essere presentata dalle imprese agricole che non hanno riportato condanne penali e non hanno procedimenti penali in corso per violazioni della normativa in materia di Irpef e Iva; e che non sono state destinatarie, negli ultimi 3 anni, di sanzioni amministrative definitive e che sono in regola con il versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi.

Questa è soltanto una delle iniziative messe in campo dal governo per provare a contrastare il fenomeno del caporalato e del lavoro nero in agricoltura. Alla quale seguirà uno specifico piano operativo, che la cabina di regia della Rete, presieduta da Fabio Vitale, capo della vigilanza sul sommerso dell’Inps, dovrà mettere a punto entro il 10 settembre, secondo quanto stabilito dal recente vertice al ministero delle Politiche agricole e forestali con il ministro titolare, Maurizio Martina, e il suo collega al Lavoro, Giuliano Poletti.

Sull’argomento è intervenuto ieri anche la sottosegretaria al Lavoro, Teresa Bellanova, che in un’intervista a Tv2000 ha dichiarato come «in questo momento è fondamentale far partire la cabina di regia con l’elenco delle aziende che si impegnano effettivamente a non fare ricorso al caporalato. Oltre a estendere il reato di riduzione in schiavitù non solo ai caporali ma anche agli imprenditori che ne fanno ricorso».

Bellanova è un’esperta del campo visto che da oltre quarant’anni combatte contro i caporali. Nel lontano 1975, quando era ancora una giovane bracciante agricola, denunciò lo sfruttamento nelle campagne del brindisino. Mentre nel 1979, divenuta sindacalista della Cgil, venne minacciata da alcuni caporali entrati nella sede del sindacato.

La linea del governo, e le misure annunciate, ricevono un primo apprezzamento dalla segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, che ieri ha dichiarato come «bisogna comparare l’attività mafiosa a quella dei caporali» e chiede «che vengano applicati i contratti dei lavoratori e si costituisca un meccanismo di controllo pubblico verificato».

Intanto in Puglia proseguono i controlli a tappeto delle forze dell’ordine. Sono 53 i lavoratori irregolari scoperti dai Carabinieri di Taranto, nel corso di servizi straordinari di controllo nell’ultimo weekend. Ben 24 le aziende agricole controllate, che hanno subito sanzioni amministrative pari a 47 mila euro per lavoro irregolare.

Sotto la lente sia le aziende che i mezzi di trasporto (soprattutto gli autobus) che conducono i braccianti sui luoghi di lavoro, partendo da Comuni come San Giorgio Jonico, cittadina dove viveva Paola Clemente, la lavoratrice morta durante le fasi dell’acinellatura dell’uva in un tendone di Andria il 13 luglio scorso.

Dallo stesso paese era partito il bracciante tarantino di 42 anni, Arcangelo De Marco, ancora ricoverato in coma nell’ospedale San Carlo di Potenza, dopo aver avuto un malore nella zona del Metapontino (sono in corso indagini delle Procure di Trani e Matera).

Le verifiche hanno riguardato tutto l’arco della provincia di Taranto, dal fronte orientale da dove partono i braccianti, a quello occidentale dove insistono numerose aziende agricole. La maggior parte dei lavoratori privi di contratti di assunzione è stata rilevata proprio sui pullman in partenza nella notte.

Infine, si attendono novità dalla Procura di Foggia sulla presunta morte di un bracciante maliano nel ghetto di Rignano Garganico, dove la tensione negli ultimi giorni si taglia a fette. La Flai Cgil attende, come dichiarato dal segretario Giuseppe Deleonardis, di sapere «se si è trattato solo di una voce, o se dietro questa voce c’è qualcosa di concreto».