Intanto il tavolo con i sindacati è partito, adesso sarà fondamentale coinvolgere anche il gruppo Fca: ieri si è svolto il primo confronto sul futuro del comparto automotive in Italia, al ministero dello Sviluppo economico, con Cgil, Cisl, Uil e il ministro Carlo Calenda. «Abbiamo fatto il punto con le organizzazioni sindacali e identificato le materie da approfondire. L’obiettivo è produrre un vero e proprio piano industriale per il settore», ha spiegato Calenda uscendo dall’incontro, aggiungendo che «il prossimo appuntamento è fissato tra due settimane».

I sindacati sono preoccupati per il futuro degli stabilimenti italiani del gruppo guidato dall’ad Sergio Marchionne e controllato dagli Elkann: Mirafiori, Pomigliano, Melfi, Cassino, solo per citare i più noti, sono colpiti da anni dalla cassa integrazione e per il momento non è certo che giochino una parte da protagonista nel nuovo piano industriale pluriennale che il super amministratore delegato presenterà all’Investor day del prossimo giugno. La multinazionale italo-americana, poi, non ha ancora virato in modo deciso verso il green.

Fiom e Cgil, con Francesca Re David, Michele De Palma e Maurizio Landini, ritengono «positivo» l’avvio del confronto, ma aggiungono che è «fondamentale» che esso «prosegua con la prensenza delle imprese e di Fca». Chiedono «un piano sul settore che si basi su innovazione tecnologica (auto elettriche e ibride e a guida autonoma) e implementazione dell’occupazione in Italia sia per la parte di ricerca e sviluppo che per quella produttiva».

Inoltre, Fiom e Cgil ritengono «urgente» confrontarsi «prima che Marchionne con l’Investor day comunichi il nuovo piano agli investitori, visto che nel 2018 non sarà raggiunto l’obiettivo della piena occupazione previsto dall’azienda». I tempi stretti sono dettati anche dal fatto che «non c’è allineamento tra gli ammortizzatori sociali e il piano industriale e occupazionale a partire dai siti di Mirafiori, Pomigliano e Nola dove sono in scadenza entro l’anno i contratti di solidarietà». Da chiarire pure il futuro del «polo del lusso» e di Grugliasco, Modena e Cassino e Melfi. Infine, il sindacato ha posto a Calenda la transizione dai motori «tradizionali» a ibrido ed elettrico, «perché il mercato del diesel è sempre più in contrazione e questo ha un impatto negativo sulle produzioni di motori diesel di Pratola Serra e Vm di Cento».

Per Marco Bentivogli, segretario Fim Cisl, «l’attenzione del governo può aiutare a completare verso la piena occupazione il piano industriale di Fca e sostenere le sue strategie di alleanze internazionalo e di innovazione tecnologica». La Fim sollecita inoltre più attenzione sugli ammortizzatori sociali e un contrasto deciso a dumping e delocalizzazioni.
Gianluca della Uilm ha ricordato due vertenze ancora aperte: la Blutec, che coinvolge a Termini Imerese circa 700 lavoratori più l’indotto, e Industria italiana Autobus, con 300 lavoratori interessati in Irpinia e 150 a Bologna».