La notizia che avrebbe voluto chiarita una volta per tutte la nomina del nuovo Ministro dello Sport entro questa torrida settimana sembra svanire giorno dopo giorno. L’indiscrezione lanciata da Fulvio Bianchi su Repubblica lo scorso 14 luglio («Nel futuro della Vezzali c’è il ministero dello sport») non ha trovato ancora conferme, nonostante gli endorsement di gran parte del mondo sportivo e della stampa mainstream.

Alle parole del giornalista sono seguite nei giorni scorsi quelle di Giovanni Malagò, numero uno dello sport italiano, che si è detto a disposizione per «lavorare sempre al meglio», tratteggiando poi il suo profilo ideale per la persona che dovrà ricoprire questa importante carica. «L’importante è che questa persona abbia un’attenzione e una sensibilità particolare al nostro mondo», ha dichiarato il presidente del Coni, che sul nome di Valentina Vezzali ha poi aggiunto che «con una così, noi saremmo molto felici».

Tuttavia la questione della nomina, che ad un primo sguardo sembra giocarsi su un piano di convivialità e senza fretta, non è propriamente un pranzo di gala.

Il recupero di un profilo istituzionale di livello, capace al tempo stesso d’essere interlocutore e interprete del mondo dello sport, sembra una condizione di primaria importanza per permettere alla politica e allo sport italiano di arrivare con slancio alla nomina finale per le Olimpiadi 2024, prevista per settembre 2017, dove la candidatura di Roma è un’ipotesi tutt’altra che peregrina.

Il tempo stringe, dunque. Dopo Josefa Idem, campionessa mondiale e olimpica di kayak e oggi senatrice Pd che era stata ministro dello sport nel breve regno di Enrico Letta, e la delega assunta da Del Rio (ad aprile però passato alle Infrastrutture), il capitolo ministeriale relativo allo sport naviga a vista senza un timoniere stabile.

Ed è sull’onda di questa lacuna che il nome di Valentina Vezzali si è imposto alle cronache.

Patrizia Panico prima firmataria

«Egregio Presidente del Consiglio, sono anni che aspettiamo un Ministro dello Sport che coniughi la competenza di una materia strategica e complicata al desiderio di rinnovare profondamente lo sport italiano, lavorando anche, finalmente, sulla valorizzazione dello sport femminile e su un doveroso “diritto di cittadinanza” della pratica sportiva». Con queste parole rivolte direttamente al premier Matteo Renzi la capitana della nazionale di calcio femminile Patrizia Panico ha aperto il testo di una petizione che nel giro di una settimana ha raccolto 25mila firme e un sostegno virale dall’intero mondo dello sport femminile, non solo le calciatrici.

«Abbiamo appreso da organi di stampa che sia in corsa, per questo importante incarico, la deputata Vezzali, distintasi sicuramente per meriti sportivi, ma anche per discutibili dichiarazioni (il suo «da lei mi farei ‘toccare’» detto a Berlusconi e le sue posizioni retrive sulla famiglia naturale). Non mi sembra nemmeno di ricordare mai un suo intervento a sostegno delle nostre battaglie contro le discriminazioni nello Sport femminile», si legge nel testo.

Una bomba a orologeria, scoppiata non appena il nome di Vezzali è arrivato alle orecchie di quella che è stata, nei mesi passati, una delle principali artefici della lotta per il riconoscimento dei diritti delle donne nello sport.

«Sia chiaro che non si discute l’atleta, perché sappiamo benissimo ciò che ha fatto per lo sport italiano. Ma non c’è automatismo per cui un’ottima atleta possa essere la persona giusta per dare una svolta alla questione dello sport, e di quello femminile in particolare, in questo paese», spiega Panico al manifesto. «Non posso aspettarmi molto da una persona che è stata protagonista e complice di quel triste siparietto con Berlusconi: un esempio di subalternità a una logica in cui le donne possono ambire al massimo a essere l’oggetto del desiderio degli uomini. Non posso sentirmi rappresentata da questo, come donna prima che come atleta», ha concluso.

Campionessa in pedana, neofita in politica

valentina vezzali 2014 lapresse
E Valentina Vezzali cosa dice? Al momento, a parte un’intervista uscita sul Corriere dello Sport ma su temi estranei alla sua eventuale nomina, c’è silenzio. Nessuna risposta alla petizione, e dal suo entourage fanno trapelare una certa indifferenza a temi e affermazioni che – dicono – non hanno nessuna attinenza con la realtà.

Una realtà che per la campionessa di scherma è dal 19 marzo 2013 inscritta nello scranno 329 di Montecitorio, eletta nella circoscrizione delle Marche tra le fila di Scelta Civica per l’Italia, la formazione promossa dall’ex premier Mario Monti. E così, mentre qualcuno vocifera che la nomina della Vezzali sarebbe la contropartita politica che Renzi darebbe alla neo vice-presidente di Scelta Civica, sono in molti a ipotizzare una linea di continuità tra l’ex ministro Josefa Idem e Valentina Vezzali.

Certo è che al di là delle glorie registrate nello sport, le due campionesse olimpiche e mondiali hanno un percorso politico diametralmente opposto. Nonostante una frenetica attività parlamentare che l’ha portata a presentare, come prima firmataria, 4 proposte di legge su temi sportivi nei primi 4 mesi da deputata, Valentina Vezzali è sicuramente una neofita della politica: il suo impegno in questo campo, infatti, è iniziato direttamente con l’attività alla Camera. Diverso il ruolino di marcia della senatrice Pd, che prima della nomina ministeriale era stata per 5 anni assessore allo sport nel comune di Ravenna (dal 2001 al 2007, per L’Ulivo), oltre ad essere dal 2012 responsabile sport del Pd dell’Emilia-Romagna.

Una battaglia oltre lo sport

«Non si tratta di parteggiare per una o l’altra fazione politica, ma Josefa Idem è stata una presenza costante nelle battaglie che in questi anni le atlete hanno portato avanti per i propri diritti», dichiara Luisa Rizzitelli di Assist (Associazione Nazionale Atlete). «Insieme a lei ricordo anche Antonella Bellutti, Carolina Morace, Giovanna Trillini, Patrizia Panico e tante altre. Ma non Valentina Vezzali. Anzi, il suo nome lo ricordo purtroppo legato ad alcune esternazioni non proprio all’altezza dei tempi che viviamo…».

Il riferimento è ovviamente alle parole rilasciate in un’intervista su Vanity Fair lo scorso 10 gennaio 2013, quando la deputata di Scelta Civica (che allora non sedeva ancora alla Camera) dichiarò: «Penso che la natura dell’uomo sia di stare con una donna. Credo nell’unione tra uomo e donna come Dio ci ha insegnato. Credo molto in Dio. I nostri figli hanno bisogno di un punto di riferimento sano sotto il profilo etico e morale e questo è la famiglia composta da uomo e donna».