L’Italia non prenderà parte alla riunione che Vienna ha convocato per il 23 marzo per discutere della doppia cittadinanza per i cittadini italiani di lingua tedesca e ladina residenti in Alto Adige. Ad annunciarlo è stato ieri il ministro degli Esteri Angelino Alfano. «Ho dato istruzioni al nostro ambasciatore di non prendere parte alla riunione . Come già ribadito alla collega Karin Kneissi, qualunque discussione sul tema non potrà che avvenire tra Roma e Vienna e non anche, su un livello paritetico, con Bolzano, che è una provincia autonoma della Repubblica italiana».

L’ultima frase del titolare della Farnesina rivela i motivi che hanno portato il governo italiano a prendere posizione contro l’Austria. Nell’evidente tentativo di accelerare sul riconoscimento del doppio passaporto agli altoatesini, Vienna ha infatti invitato alla riunione i consiglieri provinciali dell’Alto Adige, come se Bolzano fosse titolata a negoziare al pari dell’Italia. Una mossa che arriva dopo la riunione tenuta martedì tra la ministra degli Esteri austriaca Kneissi e il presidente della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher. All’incontro del 23 marzo era stato «convocato» anche l’ambasciatore italiano a Vienna, che però ieri è stato fermato dalla Farnesina.

Dopo aver sollevato a dicembre la questione del doppio passaporto il cancelliere Sebastian Kurz, che guida una coalizione nella quale trova posto anche l’estrema destra del Fpoe, aveva assicurato di non volere strappi con l’Italia, lasciando intendere che la trattativa avrebbe richiesto tempi lunghi. Così invece non è e l’accelerazione preoccupa non poco il governo italiano. «E’ nota la posizione italiana – ha spiegato ieri Alfano – sull’insussistenza delle ragioni addotte da Vienna a difesa della proposta della doppia cittadinanza, che stride con gli elevati livelli di tutela e sviluppo delle minoranze in Alto Adige, con la realtà delle relazioni bilaterali, con la comune appartenenza dell’Italia e dell’Austria all’Ue e con il diritto internazionale».