L’Austria accoglie fino a oggi il vertice informale dei capi di stato e di governo della Ue a Salisburgo, città di frontiera, che mette sotto gli occhi di tutti l’assurdità delle dogane: la Baviera ha imposto dei controlli in tre punti di passaggio autostradale tra Austria e Germania, ma ci sono 784 km. di confine tra i due paesi e chi ha fretta e vuole evitare le inutili code, sceglie passaggi alternativi. La questione delle frontiere è diventata un vessillo ideologico dei governi illiberali e di tutti i governanti che sperano di ottenere voti suscitando le paure degli elettori. Ieri, Sebastian Kurz – l’Austria ha la presidenza semestrale del Consiglio Ue – ha cercato di trovare un impossibile “punto di equilibrio” sulle migrazioni, esercizio da equilibrista per un primo ministro conservatore che governa con l’estrema destra. Donald Tusk, presidente del Consiglio Ue, ha chiesto di mettere fine al “risentimento reciproco” tra stati membri, ricordando che “se alcuni vogliono risolvere i problemi mentre altri vogliono usarli, la crisi sarà irrisolvibile”.

L’obiettivo minimo della riunione di Salisburgo, in attesa di decisioni al Consiglio del 18 ottobre, è di trarre le lezioni della confusione di quest’estate sugli sbarchi (diminuiti fortemente) e aggirare i blocchi. L’Italia cerca lo scontro, dopo aver proclamato la chiusura dei porti: chiede la riforma del programma Sophia di pattugliamento nel Mediterraneo e la redistribuzione obbligatoria dei profughi. Ma Roma si allea con i nemici più agguerriti di questa soluzione, i governi illiberali dell’est europeo: le “quote” proposte dalla Commissione sono fallite, mentre è bloccata anche la riforma del regolamento di Dublino, perché i paesi del nord temono i movimenti “secondari” dei migranti. Crescono le resistenze anche verso le ultime proposte del presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, sull’aumento a 10mila uomini di Frontex: Viktor Orban, contro il cui regime è partita la procedura dell’articolo 7 con un ampio voto al parlamento europeo il 12 settembre scorso, accusa i “burocrati” di Bruxelles di voler togliere all’Ungheria il controllo delle proprie frontiere. L’Italia non ha trovato meglio che esprimere analoghe apprensioni, secondo Kurz, rifiutando cosi’ una concreta offerta da parte di una buona decina di stati, guidati da Francia e Germania, pronti ad accogliere dei richiedenti asilo, in cambio di pratiche più rapide nei paesi di sbarco per il rimpatrio dei migranti economici.  Sono pero’ congelate le “piattaforme di sbarco”, che l’Italia non vuole e che rifiutano i paesi terzi (Tunisia in particolare, ma anche Marocco, che pure collabora con la Spagna). Il primo ministro austriaco vorrebbe coinvolgere l’Egitto (aveva persino pensato di invitare Al-Sissi a Strasburgo).

La Brexit è l’altro grande tema dell’incontro di Salisburgo. La Ue ha chiesto a Theresa May di rivedere le ultime proposte, mentre la premier britannica giudica “inaccettabile” il backstop (rete di salvataggio) proposto dalla Ue per risolvere, almeno temporaneamente, il nodo irlandese: Londra rifiuta regole diverse per l’Irlanda del Nord, ma imporre frontiere fisiche nell’isola è un rischio enorme, anche di ripresa della guerra. La Ue, a tre mesi dall’ultima scadenza per trovare una soluzione ed evitare un hard Brexit il 30 marzo 2019, vuole “sdrammatizzare”. Ma May, in difficoltà, spera di dividere il fronte Ue, finora rimasto unito dietro il negoziatore Michel Barnier. Sulla Brexit ci sarà un vertice straordinario a novembre.