Angela Merkel ha fretta. La decisione di accogliere in Germania centinaia di migliaia di profughi siriani (si parla di un milione entro la fine dell’anno) le ha scatenato contro una sfilza di attacchi politici, ridato fiato alle formazioni xenofobe, spaccato la coalizione e incrinato la sua leadership, al punto che adesso la cancelliera vuole stringere i tempi sia in patria che in Europa per mettere un punto possibilmente definitivo alla crisi dei migranti. Impresa non facile, ma che Merkel sa di non poter rinviare. Per questo il fine settimana che comincia oggi sarà decisivo per la cancelliera. Il primo passo sarà il vertice che domani vedrà riunirsi a Bruxelles i paesi interessati dalla rotta dei Balcani. Dieci quelli invitati: Austria, Croazia, Bulgaria, Macedonia, Germania, Grecia, Ungheria, Romania, Serbia e Slovenia. Prevista la partecipazione anche del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e dell’alto commissario per i rifugiati Antonio Guterres. Non è prevista invece la partecipazione dell’Italia ma solo perché, ha spiegato il portavoce della commissione europea Margaritis Schinas, «non direttamente interessata a quanto succede nel Balcani». Schinas ha invece spiegato come il vertice dovrà trovare delle misure «molto operative, applicabili fin da lunedì» per riportare sotto controllo la gestione dei profughi nei Balcani. Impresa resa più difficile dal fatto che molti dei paesi che prenderanno parte al summit sono gli stessi che ostacolano il piano di ricollocamenti dei migranti.
E questo è un altro punto decisivo sul quale la Merkel starebbe lavorando insieme ai vertice dell’Ue. Il «Guardian» ha pubblicato ieri alcune indiscrezioni secondo le quali sarebbe già pronto un piano da sottoporre al prossimo consiglio europeo e con il quale si riscriverebbero le regole europee per quanto riguarda l’immigrazione. Tre i punti principali su quali spingerebbe la Merkel: rendere obbligatorio e automatico il meccanismo di distribuzione dei profughi, consentendo di trasferirli in Europa direttamente dal Medio oriente o da paesi terzi, come ad esempio la Turchia. Ma anche fare pressioni sui 28 perché cedano all’Unione alcune prerogative in materia di controllo delle frontiere che oggi sono nazionali. Infine è prevista l’istituzione di un fondo europeo per finanziare il nuovo meccanismo di gestione dei flussi. Non farebbe parte del piano la Gran Bretagna che non aderisce a Schengen né alle politiche di asilo della Ue. La strada però si annuncerebbe tutta in salita, con almeno 15 paesi su 28 che si sarebbero già detti contrari alle nuove regole che Berlino vorrebbe imporre. Per avere un’idea delle difficoltà esistenti, basti pensare che finora sono stati messi a disposizione per il ricollocamento di migranti appena 864 posti a fronte dei 160 mila che invece servirebbero.
Per la cancelliera le cose potrebbero però rivelarsi più facili in patria. Dopo le polemiche delle scorse settimane, ieri i ministro degli Interni Thomas de Maziere ha annunciato l’accordo raggiunto dalla Grosse Koalition per creare all’interno del paese zone di transito dove fermare i profughi esaminando le richieste di asilo, ma anche di rendere più veloci le espulsioni di chi non ha diritto all’asilo attraverso l’organizzazione di voli charter. Tutte cose che nei giorni scorsi erano state richieste dalla Csu bavarese di Horst Seehofer e fatti propri oggi dal governo.
Va infine segnalato l’allarme lanciato ieri dall’Unhcr, l’alto commissariato dell’Onu per i rifugiati preoccupato per i rischi di abusi sessuali ai quali sarebbero esposti le donne e i bambini che si stanno spostando in Europa. «Secondo quanto si evince dalle testimonianze – ha detto l’Unhcr – ci sono stati casi in cui minori sono stati costretti a rapporti sessuali per riuscire a pagare i trafficanti e poter proseguire il viaggio». c.l.