La chiusura di Fincantieri a Monfalcone è diventata un caso nazionale. Ieri pomeriggio al ministero dello sviluppo economico vertice dedicato allo scenario apertosi con il provvedimento del Tribunale di Gorizia, che ha messo i sigilli ad alcune aree del complesso. È in corso un’indagine con l’ipotesi di attività di gestione di rifiuti non autorizzata: risultano indagati l’ex direttore Carlo De Marco, e i titolari delle sei aziende che lavorano all’interno del cantiere.

Al tavolo con il ministro Federica Guidi, c’erano gli atri due esponenti del governo competenti: Gian Luca Galletti (ambiente) e il sottosegretario alla presidenza del consiglio Claudio De Vincenti. Con loro la governatrice del Friuli Debora Serracchiani, l’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono e il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci. Nel comunicato stilato al termine della riunione, si evidenzia come sia «un problema tipicamente amministrativo, per risolvere il quale è stato condiviso un percorso che porterà in tempi rapidi a una soluzione coerente con la normativa europea e con il ripristino dell’attività produttiva».

A Monfalcone ieri mattina hanno lavorato solo gli impiegati amministrativi, mentre gli impianti e i cantieri navali sono di fatto bloccati dal provvedimento della magistratura. Secondo il tavolo ministeriale, «è emersa con chiarezza l’assenza di profili che mettano in discussione la difesa dell’ambiente oppure la sicurezza dei lavoratori».
Fincantieri un nuovo caso Ilva? È ciò che vuole scongiurare ad ogni costo Serracchiani, che appena uscita dalla riunione al Mise a chi le chiedeva se ci fosse il rischio di una replica di ciò che è accaduto a Taranto ha risposto «Spero di no, faremo in modo che non lo sia».

La governatrice Serracchiani ha poi confermato un «percorso condiviso» per far tornare all’attività il sito di Monfalcone.