Martedì 14 giugno si sono ufficialmente concluse le primarie americane, con il voto della capitale, Washington DC nel distretto di Columbia. Come previsto a vincere è stata Hillary Clinton.

Subito dopo il voto, la presunta candidata democratica alla presidenza ha avuto un incontro a porte chiuse durato più di 90 minuti con il suo principale rivale, Bernie Sanders, che nel corso della giornata aveva reso noto di non essere ancora pronto a dare il proprio endorsement.

L’incontro, che entrambi i candidati democratici hanno definito “positivo”, era stato ampiamente annunciato durante i giorni precedenti, lo staff di Clinton aveva anticipato che con Sanders si sarebbero focalizzati su “una serie di questioni progressiste sulle quali si condividono obiettivi comuni” e che i due “hanno concordato di continuare a lavorare su un ordine del giorno condiviso”.

L’incontro è terminato poco prima le 22:30, sia Clinton che Sanders hanno lasciato il Capital Hilton, non lontano dalla Casa Bianca, senza parlare con i giornalisti.

Poche ore prima di incontrare la candidata democratica alla presidenza, Sanders aveva tenuto una conferenza stampa davanti la sua sede elettorale di Washington, durante la quale ancora una volta il senatore del Vermont aveva rifiutato di concedere il proprio endorsement, affermando di voler continuare fino alla convention del mese prossimo a Philadelphia, in modo da spingere per una “trasformazione fondamentale” del partito democratico.

[do action=”citazione”]”Il popolo americano è ferito ed è ferito malamente – ha detto Sanders – vuole un cambiamento reale, non lo stesso vecchio sistema”[/do]

Nella sua conferenza stampa, Sanders ha declinato le diverse priorità e cambiamenti politici che vorrebbe vedere, tra cui una nuova leadership del Comitato Nazionale Democratico, che, ha detto, non si è concentrato abbastanza per portare nuovi elettori nel partito. “Credo anche che sia necessario sostituire la leadership del Comitato Nazionale Democratico attuale”, ha detto Sanders.

A questo ha aggiunto il progetto di sbarazzarsi del sistema dei superdelegati che, secondo il senatore socialdemocratico, privilegia l’élite del partito.

Altro suo punto cruciale è il mettere per iscritto nella piattaforma del partito l’impegno a concentrarsi sui lavoratori e sui poveri.

Sanders, sempre al fine di portare un autentico rinnovamento all’interno dei democratici, chiede anche che si cambi il sistema delle primarie, passando alle primarie aperte.

“E’ insostenibile l’idea che nello stato di New York, il grande stato di New York, 3 milioni di persone non abbiano potuto partecipare alla scelta del candidato democratico o repubblicano perché non registrati come indipendenti o come elettori democratici e repubblicani”.

Sanders ha anche aggiunto che la sua decisione di rimanere in corsa non vuole compromettere le probabilità di Clinton di sconfiggere Donald Trump questo autunno ma vuole che il partito e la sua candidata si spingano verso i lavoratori e la base degli americani.

“Stiamo andando a portare qualcosa come 1.900/2.000 delegati a Filadelfia, e lasciate che vi dica quello che vogliono – ha aggiunto Sanders – vogliono vedere il partito democratico trasformato. Vogliono vedere il partito democratico resistere ai ricchi e potenti, e lottare per le persone che stanno male”.

Il suo staff ha poi annunciato che Sanders, giovedì sera, farà un videodiscorso in diretta sul suo canale YouTube per spiegare come intende continuare la sua “rivoluzione politica”, che continua anche ora che non è più un candidato.

“Quando abbiamo iniziato questa campagna, vi ho detto che stavo correndo non come avversario di un uomo o una donna ma per proporre politiche nuove e di vasta portata che affrontino le crisi del nostro tempo”, ha detto Sanders nella mail mandata a tutti i suoi sostenitori per annunciare il discorso di giovedì.

sanders dopo incontro con pbma casa bianca foto reuters gary cameron
Sanders dopo l’incontro con Obma alla Casa Bianca – foto Reuters- Gary Cameron