È necessario evitare di ricadere nell’accusa di reiterazione del reato di inquinamento ambientale. Con questo pretesto, una motivazione all’italiana, la società Strada dei Parchi, del gruppo Toto, concessionaria delle tratte autostradali tra Abruzzo e Lazio ha annunciato che dalla mezzanotte del prossimo 19 maggio chiuderà il traforo del Gran Sasso, dentro cui corre la A24, spezzando l’Italia in due. Sarà bloccata la circolazione dei mezzi nei dieci chilometri di galleria che attraversano la vetta più alta degli Appennini, nel cuore dell’Abruzzo. Decisione che, appunto, scaturisce da un’inchiesta della Procura di Teramo. Qui, oltre all’importante arteria stradale, celati nella montagna, ci sono i laboratori dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e c’è un immenso bacino idrico, che rifornisce circa 700mila abitazioni.

AGLI INIZI DI MAGGIO 2017 le acque dell’invaso del Gran Sasso sono state contaminate ed è stato emanato il divieto di utilizzo in 32 comuni. Fu rilevata la presenza del cancerogeno toluene, «derivante – si legge nel capo di imputazione – dall’utilizzo di vernici nei lavori di rifacimento della segnaletica autostradale». L’inchiesta, con prima udienza prevista per il 13 settembre prossimo, ha portato al rinvio a giudizio di 10 dirigenti tra i vertici di Strada Parchi, della Ruzzo Reti che gestisce il ciclo idrico integrato del Teramano, e dell’Infn. Di qui l’idea di Strada dei Parchi di bloccare il tunnel, alzando lo scontro in atto da mesi, con le istituzioni. E in particolare col dicastero di Toninelli. «L’Abruzzo tornerebbe ad essere isolato e spaccato. Tonerebbe al far west», è la denuncia che arriva da più parti. È bagarre, a tutti i livelli, mentre si accumulano le voci di protesta.

Una vicenda ad alta tensione che pare abbia iniziato a stemperarsi nelle ultime ore, dopo un primo faccia a faccia al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (Mit). Si lavora, infatti, a un’intesa che sollevi il gestore autostradale da eventuali responsabilità e ci si è mossi per trovare risorse e intervenire, con urgenza per sanare il pericolo di inquinamento. «Stiamo trattando», conferma l’ amministratore delegato di Strada dei Parchi, Cesare Ramadori.

SECONDO IL MIT, la chiusura del Gran Sasso rappresenterebbe una «procurata interruzione di pubblico servizio che equivarrebbe a un inadempimento» grave da parte della società, che potrebbe portare alla «revoca immediata della concessione». Strada dei Parchi fa sapere che il Mit era già informato dal 5 aprile e che non ha fatto obiezioni. «Strada dei Parchi non ha competenza, il Governo ci ha detto di stare fermi – ha puntualizzato il vicepresidente della concessionaria, Mauro Fabris -. Non possiamo proporre soluzioni alternative, perché siamo stati interdetti a compiere qualsiasi azione e al tempo stesso – ha ricordato – siamo sotto processo. Non si può chiedere a una società di rischiare ulteriormente dal punto di vista penale laddove lo Stato, che ne è titolare, non interviene. La situazione che c’è richiederebbe l’impermeabilizzazione della galleria con una spesa che si aggira intorno ai 172 milioni».

SULL’EMERGENZA, fonti del Mit affermano che presto sarà nominato un commissario, e potrebbe essere il governatore dell’Abruzzo, Marco Marsilio, e sarà presentato un emendamento al decreto Sblocca cantieri. «È un sistema che racchiude infrastrutture importantissime tra le quali esiste una stretta interazione – vanno ripetendo i vertici della Regione Abruzzo, che hanno tirato in ballo pure la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero dell’Ambiente – per cui occorre una normativa specifica».

Strada dei Parchi finora ha tirato dritto e l’ipotesi blocco traforo ha fatto lanciare allarmi e ipotizzare danni per il turismo, i collegamenti viari, le università, per la sanità… La Asl Avezzano- Sulmona dice: «Non sarebbero più garantite le prestazioni salvavita perché altri percorsi sono impraticabili». Non ci sono tracciati alternativi in grado «di sopportare tutto il traffico», fa sapere l’Anas. «Atto irresponsabile e lesivo», tuona il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi. Mobilitata la Provincia di Teramo con tutti i sindaci del territorio che «sollecitano un tavolo di coordinamento nazionale con il Governo, reperimento dei 172 milioni di euro per gli interventi di messa in sicurezza, allontanamento delle 2.300 tonnellate di sostanze pericolose dai laboratori, nessuna deroga alle norme poste a tutela di salute e ambiente».

IL PRIMO SUMMIT è stato positivo. Condurrà ad una soluzione in extremis? Con le Europee all’orizzonte e con circa 100 Comuni nei quali, in Abruzzo, il 26 maggio si torna al voto, una reale speranza c’è. Il Pd ha intanto chiesto a Toninelli, «di riferire urgentemente alla Camera». E l’Osservatorio indipendente sull’acqua del Gran Sasso spiega che per mettere in sicurezza il bacino «è necessaria l’impermeabilizzazione nelle due gallerie» dell’A24 Roma-Teramo (oltre 10 km ciascuna), e sei laboratori sotterranei, realizzati dal 1969 al 1987, a diretto contatto con la falda».