La Commissione ha sottoposto ai 27 stati membri della Ue il testo di una lettera di diffida che avrebbe l’intenzione di spedire alla direzione di AstraZeneca per ricordare alla società gli impegni presi, e non rispettati. È un primo passo per aprire a ruota un’azione legale. La Commissione, di fronte alle mancanze dell’azienda farmaceutica che nel primo trimestre ha consegnato solo un terzo delle dosi su cui si era impegnata (30 milioni invece di 90) e nel secondo ne fornirà soltanto 70 invece di 180 milioni, passa alle minacce. La decisione di intraprendere questa strada verrà presa al Consiglio europeo del 25-26 marzo.

La Ue ha l’intenzione di «rivedere gli strumenti usati finora» e che non sono riusciti a sconfiggere la penuria di vaccini. Nel contratto tra Ue e AstraZeneca c’è una clausola che permette un’azione legale in caso di inadempienza.

La Commissione minaccia inoltre di ricorrere di nuovo al blocco dell’export, come è già successo in Italia il 26 febbraio per le 250mila dosi destinate all’Australia.

Il problema è che la Ue esporta vaccini Pfizer (41 milioni di dosi verso 33 paesi nelle ultime sei settimane) e sarebbe controproducente bloccare l’export di questa casa farmaceutica, che finora sta rispettando gli impegni. Il blocco riguarderebbe in particolare l’export verso la Gran Bretagna (10 milioni di dosi dalla Ue dal 1° febbraio), che secondo la Ue non rispetta la «reciprocità».

Ieri, Londra ha reagito vivamente. E ha invocato il «contratto» firmato con AstraZeneca: un contratto che «ci assicura la consegna dei primi cento milioni di dosi prodotte qui», in Gran Bretagna, ha affermato il ministro della sanità, Matt Hancock. «Abbiamo finanziato con decine di miliardi di sterline la ricerca che ha portato al vaccino Oxford-AstraZeneca, abbiamo messo in atto catene di produzione e non solo da noi, ma abbiamo aiutato a farlo nella Ue – ha aggiunto – i vaccini sono resi disponibili a prezzo di costo dappertutto nel mondo». Il ministro degli Esteri, Dominic Raab, si è detto «sorpreso dai toni» dell’offensiva di Bruxelles, «di solito siamo assieme ai nostri amici europei contro paesi molto meno democratici». Raab accusa la Ue di spingere all’estremo, per provocare. Londra adesso «aspetta che la Ue rispetti gli impegni presi in una telefonata tra il primo ministro, Boris Johnson, e la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, di non perturbare le consegne di vaccini in Gran Bretagna», ha precisato il portavoce di Downing Street.

Anche la Gran Bretagna, dove è già stato vaccinato il 48% degli adulti, adesso teme un rallentamento delle consegne, a partire dal 29 marzo, che potrebbero rimettere in causa il programma di vaccinazione delle persone di meno di 50 anni, che doveva cominciare all’inizio di aprile. Sarebbero dei problemi in India, in un impianto del Serum Institute, a rallentare la produzione di AstraZeneca.

La Ue teme anche dei blocchi nell’import-export dagli Usa, che riguarda prima di tutto dei componenti dei vaccini, anche se il commissario al Mercato Interni, Thierry Breton, sottolinea che «le catene di produzione di vaccini Usa e Ue sono molto interdipendenti». Ieri, Breton era in Danimarca, per discutere con la prima ministra, Mette Frederiksen, altri membri del governo e direttori sanitari sull’accelerazione delle campagne di vaccinazione e sul Digital Green Certificate, il pass che dovrebbe permettere di ritrovare la libertà di circolazione nella Ue, anch’esso in agenda al Consiglio europeo della prossima settimana.