«Mi faranno marcire in galera. Me l’aveva detto Putin che mi avrebbero fatto fare la fin della Timoshenko». Quanto a iperboli e a vittimismo, Silvio il Perseguitato non ci è mai andato giù leggero: figurarsi ora che gli incubi più neri diventano realtà. Si straccia le vesti con gli eurodeputati, si lamenta con gli intimi, per l’idea di finire a quei servizi sociali a cui ha dovuto pur chiedere l’affidamento in prova. Qualcuno gli sussurra che una trovata propagandistica del genere nemmeno a pagarla oro e forse il Silvio Berlusconi di un tempo avrebbe saputo cogliere al volo la bizzarra occasione. Ma non il Berlusconi quasi vinto dell’autunno 2013, che invece ha messo gli avvocati a sgobbare sodo per trovare un modo di fargli scontare la pena sì con l’affidamento ai servizi sociali, però in villa. E quelli pare che un modo lo abbiano anche trovato, sempre che la trovata, al momento misteriosa, venga vistata dal tribunale di sorveglianza.

Sipario sul leader che per vent’anni ha occupato la vita pubblica come nessun’altro prima o dopo di lui? Forse sì, però è improbabile. Almeno per un po’, dopo l’eclisse degli ultimi 10 giorni, lo Sconfitto tornerà a campeggiare. Si avvicina l’ora del voto finale, quello vero, sulla sua decadenza da senatore e l’armata berlusconiana, o quel che ne resta, non è affatto rassegnata. Lunedì si riunirà di nuovo la Giunta per le immunità. Il presidente Dario Stefàno presenterà la sua relazione. Non potrà che proporre la decadenza, ma la formulazione non è indifferente sia ai fini del successivo voto dell’aula, sia, soprattutto, a quello del ricorso a Strasburgo, che è al momento la carta principale su cui conta il Condannato. Più spiragli ci saranno per una possibile, seppur improbabile, revoca in dubbio della liceità costituzionale del percorso, meglio sarà.

Identico discorso vale, a maggior ragione, per l’aula. Una volta ricevuta la relazione del presidente della Giunta, adeguatamente votata dalla medesima, Grasso riunirà i capigruppo, fisserà con loro la data della seduta fatale in aula, affronterà il principale nodo che ancora deve essere sciolto in vista di quel voto: lo scrutinio segreto. Pd, Sel e grillini chiederanno di evitarlo. Possibile, ma solo se il Pdl fosse d’accordo e, per quanto ci sia una corrente al suo interno che vorrebbe prima difendere il voto segreto e poi fare il bel gesto di rinunciarvi, non lo permetterà. Col voto segreto, un’ultima chance di un finale a sorpresa che cambierebbe davvero tutto ancora c’è. Esigua, quasi inesistente, ma c’è. L’importante, in quel dibattito, sarà però strappare formulazioni tali da offrire un prezioso supporto al ricorso.
Poi c’è ovviamente la possibilità dell’indulto. Tutti, e ieri anche la Guardasigilli Cancellieri, ripetono che comunque non riguarderebbe il pezzo grosso. Parole. Se la misura invocata da Giorgio Napolitano prendesse corpo, tagliarne fuori il solo Berlusconi non sarebbe una passeggiata.

Tra voto, possibilità di indulto e sofferta scelta su dove e come scontare la pena socialmente utile, Berlusconi tornerà inevitabilmente al centro della scena mediatica. Ma solo alla fine del calvario si scoprirà se è ancora in grado di recuperare quel ruolo anche sulla scena politica. Con gli eurodeputati, ieri ha ripetuto che l’unità del partito viene prima di tutto, però ha anche usato toni pieni di delusione e risentimento per il pattuglione che lo ha mollato sul più brutto, con i ministri in testa.

Se non finirà sepolto dalle tegole giudiziarie, se riuscirà a recuperare la leadership smarrita, con quella parte del suo partito, Silvio Berlusconi dovrà e vorrà farei conti.