Ci vorranno tre giorni per completare gli esami sul cadavere di Davide Bifolco, il ragazzo ucciso da un colpo esploso dall’arma di un carabiniere durante un inseguimento giovedì notte in via Cinthia, al Rione Traiano di Napoli. Ieri presso l’istituto di medicina legale del Policlinico sono state fatte le radiografie e la Tac, oggi sarà eseguita la risonanza magnetica, domani l’autopsia, con il prelievo di tessuto organico e degli indumenti nelle zone circostanti il foro di entrata e di uscita, più l’esame balistico.

Dagli ultimi due accertamenti si aspettano risposte definitive sulla dinamica dei fatti, viste le versioni contrastanti date dal militare e dai testimoni.

Secondo la deposizione fornita al pm dal carabiniere trentaduenne, la sua pattuglia era alla ricerca del latitante Arturo Equabile, evaso dai domiciliari lo scorso febbraio. Intorno alle 2.30 di notte sullo scooter Honda Sh, tra due ragazzi, avrebbero riconosciuto proprio Equabile con un oggetto scintillante simile a un’arma nella sua sinistra. Inseguiti, i tre avrebbero urtato un’aiuola cadendo dal mezzo. Il suo collega è corso dietro il presunto latitante, tuttora irreperibile. L’altro, arma di ordinanza con il colpo in canna nelle destra, è sceso dall’auto per bloccare Davide e l’amico diciottenne, Salvatore Triunfo. Nel tentativo di fermare Triunfo sarebbe inciampato lasciando partire il colpo che ha colpito il ragazzo al cuore. La sorella di Davide domenica ha diffuso le foto del cadavere attraverso i social network: il foro d’entrata sembrerebbe frontale, poco più su del cuore, con una traiettoria dall’alto verso il basso.

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L’avvocato della famiglia Bifolco, Fabio Anselmo, sta raccogliendo testimonianze e video delle telecamere vicine al luogo dell’uccisione. Ad esempio nel filmato registrato dalla sala giochi attigua a via Cinthia si vede un gruppo di ragazzi scappare fuori dopo aver sentito l’esplosione di uno sparo e poi correre di nuovo dentro a braccia alzate, inseguiti da un carabiniere con la pistola in mano. «Era il collega che inseguiva il latitante – spiegano dall’Arma -, avevamo avuto la segnalazione che era in zona e lo cercavamo da ore». Ma questo è uno degli elementi su cui le versioni divergono. Enzo Ambrosio, ventenne amico di Davide e Salvatore, ha rilasciato una dichiarazione ufficiale in cui spiega di essere lui il terzo sullo scooter, scappato perché non avevano patentino né assicurazione.

L’avvocato Anselmo ha mandato le sue ricostruzioni alla Commissione per il rispetto dei diritti umani, presieduta dal senatore Pd Luigi Manconi, che sottolinea in una nota: «Non si facciano errori, non si commettano omissioni e non si tralasci alcunché. Rischiamo di dovercene pentire. È necessario che tutte le indagini e i rilievi siano condotti con la più rigorosa attenzione, con il rispetto minuzioso di tutte le regole. Quindi mi permetto di chiedere alla procura di vigilare affinché tutte le procedure siano svolte nella maniera più rapida e accurata». Manconi fa una descrizione dettagliata degli accertamenti richiesti dai protocolli internazionali di medicina legale per «un corretto e attendibile accertamento balistico». Le indagini sono state affidate agli stessi carabinieri e la diffidenza nel quartiere è apertamente dichiarata. Infatti ieri pomeriggio sono tornati in strada per il terzo corteo spontaneo in tre giorni. Dal Rione Traiano sono arrivati a Mergellina, si sono fermati davanti alla stazione dei carabinieri per un sit in. Chiedono giustizia: «Uno solo ha sbagliato e uno solo deve pagare» hanno urlato. Salvatore Pane, avvocato del militare, si dice sconcertato: «Non si può consentire questa rivolta contro le forze dell’ordine e un attacco con un militare che compiva il suo dovere ben oltre l’orario di fine turno che scadeva a mezzanotte».

Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano morto nel 2009 durante la custodia cautelare a Regina Coeli, è stata a Napoli ad abbracciare la famiglia Bifolco: «Sono sconvolta da quello che continua ad accadere e dal modo in cui ogni volta si cerca di deviare l’attenzione rispetto al fatto, gettando fango sulle vittime». Solidarietà anche dalla madre di Federico Aldrovandi, il 18enne di Ferrara morto per asfissia e trauma cranico nel 2005 dopo essere stato fermato da quattro poliziotti: «Ogni volta è straziante. Possibile che non ci sia modo di fermare questa strage?». E da Cristiano Sandri, fratello di Gabriele, il tifoso laziale ucciso nel 2007 da un colpo di pistola sparato da un agente della Polstrada: «Con l’impegno di tutti si riuscirà a sapere come sono andati i fatti. È dovuto alla vittima, alla comunità e alla famiglia che stringo in un abbraccio».